Categorie: Personale

Decreti L.107/15, Ata a sostegno disabili. Giuliani: onere in più, soldi in più

I collaboratori scolastici avranno un ruolo attivo nell’assistenza degli alunni disabili: ma saranno formati e pagati per questo onere aggiuntivo?

A porre la domanda è stato Alessandro Giuliani, direttore della Tecnica della Scuola, nel corso della trasmissione “L’angolo del direttore”, andata in onda il 10 aprile su Radio Cusano Campus, ed incentrata sull’approvazione dei decreti legislativi della Buona Scuola, avvenuta il 7 aprile per volontà del Governo.

La norma è stata introdotta con il decreto sull’inclusione, approvato venerdì 7 aprile dal Consiglio dei ministri, che prevede il coinvolgimento anche del personale Ata nel nuovo piano di accoglienza e formazione degli allievi con problemi di apprendimento. I più coinvolti saranno i collaboratori scolastici: “è una novità importante – ha detto Giuliani – che però non è stata concordata con i rappresentanti dei lavoratori. Non è un fatto irrilevante, proprio perché portando un impegno aggiuntivo dovrà trovare anche spazio nel nuovo contratto di categoria”.

“Inoltre, non si può certo pensare di introdurla senza dei finanziamenti specifici, da utilizzare per la formazione del personale che andrà ad assolvere tale compito. Ora, se i fondi per la formazione sono stati messi in cantiere e quindi probabilmente accantonati, a quanto ci risulta, non è giunta notizia che siano stati invece considerati per il lavoro maggiorato del personale Ata”.

“Certamente – ha continuato il direttore – già oggi l’assistenza agli alunni disabili è prevista, ma il collaboratore ha facoltà di non svolgerla. Oppure è obbligato, qualora però il dipendente percepisca un’indennità fissa in busta paga, introdotta solo per pochi bidelli, a seguito di apposito concorso e seguente corso formativo ad hoc”.

Giuliani ha ricordato che negli ultimi dieci anni, per via del dimensionamento voluto dalla riforma Gelmini, con la Legge 133/08 sono stati tagliati circa 50mila posti del personale Ata: in media, ogni scuola ha perso cinque-sei unità. Aggravando, quindi, il carico di lavoro. L’autonomia scolastica e la Buona Scuola hanno reso ancora più pesante il quadro.

“Ma esattamente negli anni durante i quali il lavoro quotidiano degli Ata si è fatto più impegnativo, lo stipendio è rimasto bloccato. Tanto è vero che oggi un bidello neo-assunto guadagna a malapena mille euro: non si può certo pensare di incrementare ulteriormente il carico di responsabilità, dando loro la miseria di 20-25 euro netti di aumento. Perché gli 80 euro previsti per la PA sono una media che riguarda anche chi percepisce buste paga maggiori”, ha concluso il nostro direttore.

Speriamo di sbagliarci, ma se l’incremento stipendiale dovesse fermarsi lì, aggiungendo qualche ‘spicciolo’ legato al merito, le polemiche non potranno che lievitare.

 

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Redazione

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