Uno dei più attesi decreti applicativi della legge 107 è quello che riguarda il reclutamento dei docenti.
Il provvedimento è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale come decreto n. 59 ed è particolarmente complesso e articolato. Proviamo a farne una sintesi.
Intanto è bene precisare che il decreto non riguarda né la scuola dell’infanzia néla primaria, ma esclusivamente la secondaria.
D’ora innanzi per accedere all’insegnamento bisognerà superare un concorso che prevede 2 prove scritte e una orale e, successivamente, svolgere 2 anni di percorso con tirocinio, laboratori e valutazioni in itinere e finale (in questi due anni lo “stipendio” sarà ridotto ma comunque definito dalla contrattazione). Quindi seguirà un anno di servizio su posto vacante e disponibile, retribuito a stipendio pieno con laboratori, osservazione sul campo, valutazioni in itinere e finale. Nei tre anni l’insegnante sarà affiancato nel suo percorso da un tutor scolastico e universitario, il terzo anno varrà anche come anno di prova.
Il timore di molti è che d’ora innanzi per diventare insegnanti ci vorrà un percorso formativo molto più lungo di quello attuale. Ma – ci spiega Marco Campione, membro della segreteria tecnica della Ministra, che ha contribuito alla messa a punto del provvedimento – le cose sono un po’ più complesse perché tutto dipende da come si fanno i conti.
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Dalla laurea alla cattedra, infatti, potrebbero passare molti meno anni rispetto ad oggi: nella peggiore delle ipotesi (docente che si laurea nell’anno in cui non c’è il concorso), si aspetta un solo anno per il concorso e poi si inizia un percorso che al massimo quattro anni dopo porterà alla cattedra. E, se si tiene conto che dal 1990 ad oggi ci sono stati solamente 4 concorsi, si capisce che in realtà – a conti fatti – il percorso potrebbe essere persino più breve; ovviamente negli anni che separano dalla immissione in ruolo, il docente potrà lavorare facendo supplenze (nell’ultimo anno su posto vacante e disponibile)
C’è poi il problema dello stipendio che verrà riconosciuto ai docenti in tirocinio.
Anche in questo caso il Ministero difende la scelta fatta: prima un neo laureato per abilitarsi (quindi senza nessuna garanzia del posto) doveva pagare fino a 2500 euro, d’ora in avanti se supererà il concorso verrà retribuito per due anni con una sorta di borsa di studio di circa 400 euro (la precisa sarà decisa da un contratto) alla quale si aggiungerà la retribuzione per le supplenze che sarà chiamato a fare. Nell’ultimo anno invece lo stipendio sarà quello di un supplente su posto vacante e disponibile
Ma l’aspetto più interessante potrebbe essere ancora un altro: in linea di principio la nuova procedura potrebbe aiutare a selezionare meglio perché il concorso si affiancherà ad un percorso di tre anni nei quali l’aspirante.
In ogni caso è bene aggiungere che l’articolo 3 del decreto 59 del 13 aprile prevede che entro 6 mesi il Ministero dovrà emanare il regolamento per l’avvio della procedura concorsuale. E, nei 30 giorni successivi, ci dovrà essere anche il bando. Insomma, entro la fine del 2017, il nuovo meccanismo prenderà avvio.
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