Comincia a prendere forma il piano predisposto dalle commissioni parlamentari per assorbire con gradualità i docenti precari della seconda a terza fascia d’istituto.
Le linee sono state tracciate, dopo che dalla Commissione Cultura del Senato, anche quella della Camera ha approvato il parere sul nuovo sistema di accesso al ruolo e la formazione iniziale approvato dal Consiglio dei ministri a metà gennaio scorso attraverso l’Atto 377.
A fornirle è l’on. Manuela Ghizzoni, del Partito democratico, che ne parla in modo estremamente positivo: “siamo di fronte – dice la democratica – ad uno sforzo culturale e politico impegnativo, che ha portato a sintesi anni di studi e proposte da parte degli esperti e delle istanze rappresentative del mondo scolastico e accademico”.
Certamente, continua, “come ogni cambiamento profondo, anche questo richiederà una complessa e lunga fase transitoria, per dare risposte coordinate ed eque a chi ha già intrapreso il percorso per diventare docente. Innanzitutto sono fatte salve le prerogative di quanti sono inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e dei vincitori del concorso 2016″.
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“Per le aree del Paese dove questi docenti non sono sufficienti, per coprire i posti disponibili (in particolare al Nord) saranno chiamati prioritariamente coloro i quali hanno superato le prove dell’ultimo concorso”.
In contemporanea, si continuerà ad assumere, per il 50% dei posti, da GaE. Successivamente, toccherà proprio i docenti delle graduatorie d’Istituto: “sebbene l’abilitazione all’insegnamento non sia più prevista dalla normativa, si terrà conto di chi già la possiede, così come non si dimenticano le attese di chi, pur non abilitato, ha maturato esperienze professionali come supplente”, sottolinea Ghizzoni.
Le commissioni parlamentari hanno indicato al Governo la road map per questi casi sulla “base di un principio chiaro: sarà immesso in ruolo solo chi avrà superato apposite procedure valutative e, ove necessario, avrà completato la sua formazione professionale”.
È bene sapere anche che “le prove e i percorsi saranno differenziati, sulla base delle differenti esperienze e titoli degli interessati, che potranno contare su specifiche riserve di posti per le varie categorie”.
“Il Parlamento – ha concluso la parlamentare Pd – ha fatto la sua parte. La parola ora passa al Ministero, alle scuole, alle università, ai docenti, agli studenti. Se tutti insieme vinceremo questa sfida, avremo una scuola e un Paese migliori”.
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