I decreti legislativi della Buona Scuola, approvati il 7 aprile dal Consiglio Dei Ministri, hanno stabilito che anche gli istituti italiani oltre confine potranno partecipare ai bandi del piano telematico per la didattica innovativa. Gli stessi piani già previsti nel Piano Nazionale della Scuola Digitale.
Via libera, dunque, in Consiglio dei Ministri ai decreti attuativi della Buona Scuola. Un anno e nove mesi dopo l’approvazione della legge 107 vedono finalmente la luce le deleghe previste dalla legge 107.
«I provvedimenti approvati oggi in Consiglio dei Ministri sono il frutto di un lungo lavoro di consultazione in sede parlamentare. C’è stato un ampio confronto che è servito a migliorare ed arricchire i testi. Si tratta di decreti che qualificano ulteriormente il sistema di Istruzione del nostro Paese», ha spiegato la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli.
La volontà è dunque, quella di colmare le distanze ad oggi ancora esistenti fra le scuole del sistema nazionale e quelle all’estero, estendendo le innovazioni introdotte dalla Buona Scuola anche negli istituti scolastici che operano fuori dal Paese.
Questo avrà degli impatti anche pratici ad esempio, nell’istituzione dell’organico del potenziamento anche all’estero: 50 prof in più (si passa da 624 a 674), grazie ai quali si potrà lavorare di più su musica, arte o cinema e garantire il sostegno alle alunne e agli alunni che ne hanno bisogno.
Tali figure professionali verranno selezionate per la prima volta dal Miur sulla base di requisiti predisposti insieme al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci).
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È prevista, per queste figure, una formazione obbligatoria prima della partenza per l’estero e in servizio. I tempi di permanenza fuori dall’Italia passano dai 9 anni attuali a due periodi di 6 anni scolastici che dovranno però essere intervallati da un periodo di 6 anni nelle scuole italiane del Paese. L’obiettivo è di evitare che il personale all’estero perda contatto con il sistema di istruzione e con il Paese di riferimento.
Tre, ricordiamo, sono le azioni chiavi del Piano nazionale della scuola digitale.
Fornire gli strumenti tecnologici alla scuola, dalla banda larga agli ambienti digitali per la didattica per un totale di 600 milioni di euro stanziati per il periodo 2015-2020.
Il secondo ambito riguarda le competenze e i contenuti dell’insegnamento con l’introduzione del know how del mondo digitale, del coding e rafforzamento dell’alternanza scuola lavoro con oltre 300 milioni.
Il terzo capitolo riguarda la formazione del personale docente e non con un investimento stanziato di 140 milioni per circa 2 mila insegnanti che diventeranno “responsabili digitali”.
Un piano scuola che cambierà in maniera decisiva la figura dello studente, uno studente che dovrà sempre più interagire con gli altri ragazzi e con i docenti.