Prende corpo il piano pluriennale per dare stabilità al personale docente della scuola, che attende la stabilizzazione da anni, e fornire certezze a studenti e famiglie.
Il progetto, trapelato pochi giorni fa, sarebbe in dirittura d’arrivo. Se non altro, perché va collocato nel decreto attuativo su formazione iniziale e nuovo reclutamento della Legge 107/15.
Anche i componenti di maggioranza delle commissioni Cultura di Camera e Senato hanno cancellato le perplessità espresse per settimane.
Nelle ultime ore, è stato votato al Senato (relatore Claudio Martini, Pd) e depositato alla Camera (relatrice Manuela Ghizzoni, Pd) il parere su un decreto che la stessa ministra Valeria Fedeli ha definito “fra i più importanti per la qualificazione del sistema e della professione docente”.
In arrivo, scrive l’Ansa, c’è “un percorso per dare stabilità ai prof e, secondo gli obiettivi del Governo, dare maggiore continuità didattica, andando a coprire più velocemente possibile i posti vacanti. Soprattutto al Nord, dove le graduatorie disponibili si stanno rapidamente esaurendo”.
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Poiché il nuovo reclutamento prenderà quota solo nel settembre 2021, quando gli assunti diventeranno a tutti gli effetti docenti di ruolo, per i prossimi cinque anni è prevista una fase transitoria: secondo i parlamentari, si condurrà con “procedure di valutazione e selezione che garantiscano di coprire, in modo regolare e prestabilito, con docenti di ruolo, i posti vacanti e disponibili, di assicurare la continuità didattica, di tener conto di esperienza e titoli di chi già insegna, valutare la revisione dell’intera disciplina transitoria secondo le seguenti indicazioni”.
Nelle proposte individuate da Camera e Senato, su cui poi dovrà comunque esprimersi il Governo, che avrà l’ultima parola e potrebbe anche non tenere conto delle indicazioni giunte dai palazzi di Camera e Senato, continuerà l’iter di assorbimento delle Graduatorie ad esaurimento (a cui per legge ogni anno è riservato il 50% dei posti liberi su cui si fanno assunzioni).
L’altra metà delle immissioni in ruolo avverrà “pescando” delle graduatorie di Merito, con la novità di non limitarsi ad estrapolarvi solo i vincitori del concorso del 2016, ma, se necessario, andando anche oltre il limite del 10% dei posti messi a bando.
La novità assoluta è che scorrendo i testi prodotti dalle commissioni parlamentari sono inclusi anche i docenti abilitati, oggi inseriti solo nella seconda fascia d’istituto, abilitati prevalentemente dopo il 2011 attraverso Tfa, Pas, corsi all’estero. Ma anche tante aspiranti maestre con diploma magistrale, conseguito fino al 2002, che non hanno intrapreso azioni legali per entrare nelle GaE.
La proposta dei parlamentari, anche del Pd, è che “siano inseriti entro l’anno scolastico 2017/18 in una speciale graduatoria regionale di merito”, sulla base dei titoli posseduti (compreso il servizio svolto da supplenti) e della valutazione conseguita in una apposita prova orale di “natura didattico-metodologica”.
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Per loro, quindi, l’assunzione non sarà diretta, ma avverrà attraverso un concorso “leggero”, che terrà conto anche del superamento di prove concorsuali di precedenti concorsi.
Gli attuali docenti di seconda fascia d’istituto, inoltre, dovranno fare un anno di “praticantato”: saranno ammessi direttamente al terzo anno del nuovo percorso di ingresso nella scuola. Anche loro quindi svolgeranno un anno in affiancamento ad un collega senior, durante il quale potranno anche fare le supplenze (una condizione che, se allargata, potrebbe ridurre il numero di contratti “brevi”).
Sempre secondo l’Ansa, “si tratterà di una sorta di anno di prova ‘rafforzato’, durante il quale saranno valutati sul campo e a cui poi potrà seguire la definitiva immissione in ruolo. A questi docenti dovrà essere riservata una quota di posti vacanti decrescente nel tempo”.
Nelle intenzioni delle commissioni di competenza, c’è intenzione anche di costruire un percorso agevolato per i docenti non abilitati di terza fascia d’istituto. Però solo per quello “che abbiano svolto almeno 3 anni di servizio”.
I 36 mesi, “tetto” minimo indicato anche dalla Corte di Giustizia Europea, dovrà essere raggiunto “entro il termine di presentazione delle domande”: chi ci rientrerà, potrà poi “partecipare a speciali sessioni concorsuali loro riservate” (una prova scritta e in una orale) che si svolgeranno parallelamente al nuovo “concorsone” del 2018.
Questi “vincitori” saranno ammessi al percorso di formazione direttamente al secondo anno, con esonero dalla parte formativa e dei crediti avendo già insegnato per almeno i fatidici 36 mesi.
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