Riprende alla Camera, nel pomeriggio del giorno 6, la discussione sulla legge di conversione del decreto 137, noto ormai come “decreto Gelmini”.
Nel corso della seduta di venerdì pomeriggio la relatrice Valentina Aprea ha raccomandato alla Camera di accogliere alcuni emendamenti proposti (e già approvati) dalla Commissione Cultura.
Di particolare interesse è la proposta di aggiungere un articolo del tutto nuovo intitolato “Provvedimenti per la sicurezza della scuola” finalizzato a snellire le procedure per l’utilizzo dei fondi disponibili ma anche a rendere più stabili nel tempo i finanziamenti statali (al piano straordinario per l’edilizia scolastica previsto dalla legge finanziaria per il 2003 è destinato annualmente un importo non inferiore al 5% delle risorse assegnate al programma delle infrastrutture strategiche, fino al completo esaurimento degli interventi previsti).
Gli emendamenti più attesi sono però quelli sul ritorno del voto e sul maestro unico.
Per quanto riguarda il primo punto potrebbero essere accolte due modifiche proposte da Paola Goisis e altri deputati della Lega in base alle quali nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado la bocciatura degli alunni dovrà essere decisa all’unanimità dal team docente o dal consiglio di classe.
(A dire il vero i due emendamenti della Goisis appaiono persino superflui, dato che non fanno altro che riproporre quanto già previsto dagli articoli 8 e 11 del decreto legislativo 59/2004, tuttora vigente).
L’articolo 4 sul maestro unico potrebbe invece essere modificato con l’introduzione di una norma in base alla quale le eventuali ore aggiuntive del “maestro unico” saranno provvisoriamente pagate con il fondo di istituto delle singole scuole.
Restano comunque ferme le modificazioni già approvate dalla Commissione e in particolare: lo studio degli Statuti regionali inserito nella materia “Cittadinanza e Costituzione”, voto numerico per l’esame conclusivo di terza media, possibilità per docenti iscritti al IX ciclo delle Ssis di inserirsi in coda nelle graduatorie ad esaurimento.
Molti degli emendamenti dell’opposizione sono particolarmente significativi e importanti.
La parte del leone la fa l’onorevole Evangelisti (Italia dei Valori) che ha predisposto la bellezza di una sessantina di emendamenti, sul totale dei 250 depositati presso la presidenza della Camera.
Fra le modifiche chieste da Evangelisti c’è praticamente di tutto, a cominciare da 7 emendamenti (uno per ciascun articolo) con i quali si chiede la soppressione dell’intero articolo stesso.
L’MPA, che fa parte della maggioranza, chiede la cancellazione dell’articolo 4.
Sempre sull’articolo 4 va segnalato l’emendamento Schirru (PD) che prevede la possibilità di garantire ugualmente il servizio a 30 ore settimanali anche quando le carenze edilizie non consentono l’attivazione di classi a tempo pieno.
In diversi emendamenti (uno di questi è stato presentato dall’ex ministro Livia Turco del PD) si prevede che l’attivazione del modello a 24 ore con un solo maestro non sia un obbligo per le scuole ma solo una possibilità.
Ma ormai è quasi certo che, proprio a causa dell’elevato numero di emendamenti, il Governo porrà la questione di fiducia e eliminando di fatto ogni possibilità di discussione. Nel caso di voto di fiducia la Camera dovrà votare sul testo originario del provvedimento integrato da un eventuale “maxi-emendamento” del Governo che potrebbe anche non contenere tutte le modifiche già concordate in Commissione. L’MPA a quel punto dovrà decidere se non votare la fiducia aprendo di fatto una vera e propria crisi all’interno della maggioranza. Per uscire dalla difficile situazione i deputati del Movimento per l’autonomia potrebbero però limitarsi ad uscire dall’aula. In teoria, il ricorso al voto di fiducia potrebbe però essere evitato se l’opposizione decidesse di ritirare tutti i propri emendamenti. Ma in cambio la maggioranza dovrebbe offrire una modifica sostanziale dell’articolo 4. Ma allo stato attuale delle cose questa sembra una ipotesi puramente accademica.