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Decreto 137: rapida conversione in legge

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Il decreto 137 su ripristino del voto e del maestro unico potrebbe diventare legge in pochissime settimane: la Costituzione prevede che la conversione in legge debba essere fatta dal Parlamento entro 60, pena decadenza del provvedimento stesso.
La data limite è dunque quella del 31 ottobre, ma sembra che il Governo abbia tutte le intenzioni di bruciare le tappe.
Alla riapertura dei lavori della Camera, prevista per la prossima settimana, il decreto verrà subito discusso in Commissione dove sarà la stessa presidente Valentina Aprea  a svolgere le funzioni di relatore per conto del Governo, poi, nel giro di pochi giorni, si andrà al voto in aula e quindi si passerà al Senato.
Il Ministro è intenzionata a chiudere l’iter entro la fine di settembre o per i primi giorni di ottobre al massimo.
Il nodo più delicato sarà quello del maestro unico nella primaria, anche perché l’opposizione sembra intenzionata a dare battaglia. La maggioranza, però, appare piuttosto solida e difficilmente sarà scalfita dagli attacchi di PD e Italia dei Valori.
La strategia del Governo potrebbe essere quella di tentare di dimostrare che il ripristino del maestro unico non va letto in chiave puramente economica quanto piuttosto in chiave culturale e pedagogica.
Il maestro unico, insomma, garantirebbe una maggior unitarietà dei processi di apprendimento in contrasto con la precoce “secondarizzazione” dell’insegnamento che si crea nei “moduli” soprattutto laddove su un unico gruppo di alunni opera un team di 4-5 docenti (o anche di più).
Subito dopo la conversione in legge del decreto, sarà la volta del piano di razionalizzazione previsto dall’articolo 64 della legge 133 che dovrà anch’esso acquisire il parere delle Commissioni parlamentari.
Verso la fine del mese toccherà infine ai regolamenti attuativi che dovranno definire, in particolare,  l’assetto organizzativo della scuola primaria e della secondaria di secondo grado.
C’è molta attesa soprattutto per il regolamento che dovrà “rimodulare l’organizzazione didattica della scuola primaria”.
Secondo le prime indiscrezioni pare che il Ministro abbia intenzione di ripristinare in modo pressoché integrale il decreto legislativo n. 59 voluto dalla Moratti, integrandolo con l’introduzione del maestro unico.
Questo potrebbe significare che nella scuola primaria i genitori si troveranno di fronte ad una duplice offerta: o la classe a “tempo normale” (24 ore settimanali) con un solo insegnante o la classe a 27 ore (con la possibilità di altre 3 ore di attività facoltative/opzionali e di una ulteriore estensione di 10 ore per la mensa).
Fra le possibilità che il Ministro sta prendendo in esame pare esserci persino quella di inserire l’insegnamento della religione cattolica nell’orario facoltativo: la soluzione sembra essere gradita anche negli ambienti cattolici.
Altri pezzi importanti del decreto 59 potrebbero ritornare in auge: quasi certamente saranno ripristinate le Indicazioni nazionali (portfolio compreso) e anche il contestatissimo tutor. Con una differenza rispetto a quanto era stato previsto nel 2004: le norme non saranno derogabili dal contratto nazionale.