Continua il confronto a distanza tra il ministro dell’Istruzione e le associazioni degli studenti sul decreto che modifica i parametri di accesso alle borse di studio. Con Profumo, da una parte, che dichiara di aver incrementato i fondi. E i diretti interessati, dall’altra, che lo accusano del contrario perchè l’introduzione di nuovi parametri rischia di raddoppiare le già ridotte concessioni.
È emblematico, sulla distanza tra le due posizioni, quanto accaduto nelle ultime ore. “Il diritto allo studio rappresenta una assoluta priorità del mio mandato”, ha detto il responsabile del Miur. “Ne è prova concreta – ha continuato Profumo – il fatto che dal mio insediamento il fondo integrativo statale è aumentato dai 98 milioni del 2011 ai 162 del 2012 e ai 150 del 2013”.
Profumo ha però anche ammesso che “la situazione economica e sociale del Paese chiede ora un ulteriore sforzo, per venire incontro all’accorato appello degli studenti, e delle loro famiglie, che ogni giorno chiedono a me, e a tutte le persone che con il ministero concorrono a determinare la distribuzione delle borse di studio, un concreto impegno”.
Il Ministro sostiene che il decreto non contiene i tagli paventati dagli studenti. Tanto è vero che “dopo una lunga gestazione, l’attento ascolto di tutte le parti interessate e le ultime modifiche delle settimane scorse – dice Profumo – i contenuti del decreto finalmente non sono più in discussione, ma ormai condivisi sia dal ministero che dalle Regioni. Regioni che, però, evidenziano ora con forza il nodo delle risorse future, a partire dall’anno accademico 2014-2015. Per questo, dopo la Conferenza Stato-Regioni di oggi, mi sono personalmente impegnato a concordare, con la Presidenza del Consiglio e le Regioni, una data per un confronto. La riunione è stata prontamente fissata all’inizio della prossima settimana”.
Decisamente diversa è la posizione degli studenti. Ad iniziare dal Link – Coordinamento Universitario, secondo il quale il confronto sul teste tra Stato e Regioni “è slittata ancora una volta a data da destinarsi. Il motivo sarebbe decisamente diverso: “sono state le Regioni stesse a rendersi conto che non è possibile discutere un decreto così delicato all’improvviso e senza un’adeguata copertura finanziaria”. Per il portavoce, Luca Spadon, ormai “dal mese di febbraio il ministro Profumo continua a perdere il suo braccio di ferro con gli studenti, provando a forzare l’approvazione, nonostante le mobilitazioni degli studenti e ignorando anche le perplessità poste da diverse regioni”.
Per gli studenti rimane in piedi il forte rischio che se venisse approvato il decreto “il prossimo anno rischiamo di raddoppiare il numero già consistente dei 57mila ‘idonei non beneficiari’ di borsa di studio, nonché degli studenti che non potranno usufruire di servizi fondamentali quali mense, alloggi, sostegno affitto, studenti che da settembre potrebbero decidere di abbandonare completamente gli studi”.
Dello stesso avviso è anche l’Udu. Secondo Leonardo Esposito, responsabile diritto allo studio dell’Unione degli universitari, sono state “le mobilitazioni degli studenti nei giorni scorsi negli atenei italiani, l’appello che abbiamo inviato ai Presidenti delle Regioni e ai neo Parlamentari e il sit in sotto la stato regioni (…) a far rinviare il decreto”. Esposito poi aggiunge: “lanceremo le occupazioni delle università in tutta Italia e non ci fermeremo fino a quando non bloccheremo definitivamente questo decreto che attacca la nostra Costituzione ledendo il diritto allo studio per migliaia di studenti”.