Nella consueta conferenza del venerdì, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha affrontato i temi legati ai recenti casi di cronaca, da cui sono scaturite nuove misure del governo:
“A Caivano, come in altre parti d’Italia, c’è bisogno di interventi strutturali, cioè permanenti. Gli interventi episodici e i blitz non servono a nulla. C’è bisogno di forze dell’ordine permanenti sul territorio“.
Sul decreto approvato dal governo: togliamo il cellulare ai ragazzi? “Vi prego, evitiamo cose ridicole. Il Daspo? C’è già, possiamo estenderlo sopra i 14 anni, ma il problema è applicarlo, servono i controlli, necessarie le forze dell’ordine, presenti e attive nei territori”.
“I genitori devono essere responsabilizzati, deve essere garantita la frequenza scolastica. Quando arrivi al punto che a 16 anni i ragazzi sparano o quando hai la presenza di baby gang, devi intervenire subito, abbassando l’età della punibilità. Anche se mandando in galera ragazzi di 16 anni, rischi di perderli e di formare i delinquenti professionali per quando usciranno. Bisogna intervenire sui social, se hai le famiglie disgregate, a volte il padre è in galera, la madre è tossicodipendente e il figlio non va a scuola”.
“C’è un problema che riguarda le scuole, veniamo da anni di lassismo – conclude il governatore – si è perduto in Italia il principio di autorità, per anni e anni abbiamo assistito ad episodi vergognosi, alunni che aggredivano i docenti, che svuotavano il cestino delle carte in testa al professore. Queste cose sono andate avanti per decenni, non le recuperiamo in una settimana, in un mese o in un anno. C’è bisogno di un lavoro di un lungo periodo. Abbiamo bisogno di avere assistenti sociali in più, di psicologi per dare una mano ai più giovani”.
Infine, un pensiero anche per chi ha lanciato messaggi “sbagliati” ai giovani: “tu che lavori in televisione, che hai fatto per anni per evitare di diffondere immagini che esaltavano i camorristi? Tutti abbiamo il dovere di fare di più ma non tutti abbiamo le stesse responsabilità. C’è chi ha fatto per lo meno qualcosa, c’è chi non ha fatto niente”.
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