Oggi lo psichiatra Paolo Crepet ha rilasciato un’intervista Il Gazzettino in cui ha discusso a proposito del Decreto Caivano, approvato oggi in Consiglio dei Ministri, che si propone di arginare il fenomeno della violenza giovanile con alcune misure, tra cui il divieto di cellulare e il carcere per chi non porta i figli a scuola.
Secondo Crepet, come ha detto spesso, il problema riguarda i genitori: “Il vero problema è che sono i genitori che vogliono che i figli abbiano il cellulare. Con tutti i ricorsi al Tar che ci sono stati, avremmo dovuto capirlo che la questione va risolta a monte. Sono proprio loro i primi che dovrebbero monitorare i figli, capire cosa fanno e come si comportano con gli altri, ma non lo fanno affatto. Lo vediamo tutti i giorni”.
“Ma possono verificare quello che fanno i figli la sera, quando rientrano a casa. Va bene la scusa del lavoro, ma non dimentichiamo che non è che i genitori lavorano fino alle due di notte. Il problema è che dopo una giornata fuori, non hanno voglia di andare a vedere cosa hanno fatto i ragazzi in loro assenza, cosa hanno filmato, dove si sono collegati. Eppure, dovremmo saperlo: prendersi cura dei figli e verificare se hanno compiuto azioni corrette o meno è una regola morale dei genitori”, ha aggiunto.
Lo psichiatra se l’è presa con gli adulti: “Ma non è solo questo il problema. In realtà, c’è un tema che si sottovaluta, e su cui dovremmo interrogarci: è noto infatti che spesso sono gli adulti stessi che usano i social, mandano video, usano le chat, si collegano agli stessi siti web che utilizzano gli adolescenti”.
Crepet ha ribadito che i cellulari non dovrebbero essere usati dai giovanissimi, almeno a scuola: “La mia idea è che intanto fino a una certa età, per esempio fino a 14 anni, almeno a scuola non si debbano usare i cellulari. E questo limite bisogna definirlo come legge dello Stato, altrimenti poi ognuno fa come vuole. In sostanza, le norme occorre saperle fare applicare, altrimenti è tutto inutile. Perché nessuno può intervenire dentro le 4 mura domestiche, per cui alla fine si può dare a un ragazzino di 13 anni il telefonino per tutta la notte e nessuno incorre in nulla di strano”
Ma requisirli non basta: bisogna fare qualcosa, secondo l’esperto, in merito ai social: “Secondo me bisognerebbe bloccare i profili social. Però, non so se sarà così semplice metterlo in pratica. Anche perché spesso non vengono usati profili personali, ma quelli della mamma, oppure della zia. Forse, il tribunale dei minori dovrebbe attivare la polizia postale, che però ha già il suo gran da fare. Insomma, è una questione molto complicata. Ma di certo, servono norme che regolino questo aspetto”
Crepet è anche apparso a L’Aria che Tira Estate, su La7, dove ha parlato di modelli educativi; a suo avviso non bisogna demonizzare i prodotti culturali che rappresentano personaggi malativosi così come ha detto la sorella di Giovanbattista Cutolo durante il suo funerale: “Responsabilità di Gomorra e Mare Fuori? Allora dovremmo mettere in discussione metà del cinema che abbiamo visto negli ultimi 50 anni. Allora anche Il Padrino non andava bene. Mettere la maggiore età a 16 anni. Se un 16enne esce a far serata e torna al mattino e si ubriaca deve essere responsabile di quello che fa. Siamo irresponsabili noi che li facciamo uscire
Dal 12 novembre scorso sono aperre le iscrizioni alle Rilevazioni Nazionali degli apprendimenti per l’anno…
La Federazione Gilda Unams, come riporta un comunicato, non ha sottoscritto la preintesa sull’integrazione ai…
Una questione contorta: uno studente dalla brillante carriera scolastica non è stato ammesso alla maturità…
Da qualche giorno è stato dato ufficialmente il via al secondo concorso Pnrr per diventare insegnante…
Riccardo aveva solo otto anni, metà dei quali trascorsi a combattere contro un tumore alla…
Come insegnano i docenti più giovani oggigiorno? Quali differenze con i colleghi più grandi? A…