Come abbiamo scritto ieri, oggi in Consiglio dei ministri arriverà il provvedimento contro le baby gang denominato Decreto Caivano, voluto dopo gli episodi di violenza che hanno avuto luogo nel paese vicino Napoli.
Il Governo Meloni contro la dispersione scolastica ha deciso di utilizzare la “mano pesante”: come abbiamo già anticipato, nel pacchetto sicurezza dell’Esecutivo l’attuale sanzione massimale per le famiglie – pari ad una semplice multa da 30 euro – verrà inasprita. Ora, apprendiamo che il passaggio al grado successivo è a dir poco ampio, perché si può arrivare “fino a due anni di carcere”.
Come scrive Il Corriere della Sera, si profila l’arresto per i minori, dai 14 anni in su, colti in flagranza di reato per reati come spaccio di stupefacenti e violenza al pubblico ufficiale. Si parla anche di un possibile divieto di cellulari, anche se forse non sarà contenuto nel provvedimento. Si deciderà anche se far scendere l’imputabilità dei minori, dagli attuali 14 ai 12 anni.
Nel frattempo la Camera ieri ha approvato all’unanimità la legge anti-bullismo che istituisce la Giornata del rispetto per il 20 Gennaio, in onore di Willy Monteiro.
Nella bozza del dl Caivano anche un percorso più severo di reinserimento e rieducazione dei minori condannati che prevede “lo svolgimento di lavori socialmente utili o la collaborazione a titolo gratuito con enti no profit o attività a beneficio della comunità” per 1-6 mesi. Il Daspo e l’avviso orale del questore e l’ammonimento per i 14enni scatterebbero in caso di risse, violenze e minacce anche senza querela o denuncia. Per reati che prevedono la reclusione fino a 5 anni, ammonimento previsto anche per i 12enni.
Per la dem Simona Malpezzi “preoccupa l’impostazione solo sanzionatoria e punitiva”. Per Ilaria Cucchi (Avs) “inasprire le pene per i minori è pura follia”. Il giornalista Massimo Gramellini, sempre su Il Corriere, ha commentato l’ipotesi di un divieto di cellulari ai minori che delinquono, spiegando per quali ragioni a suo avviso si tratta di una misura inutile: “Lo smartphone è diventato il centro delle nostre vite. A tal punto che il legislatore, dovendo escogitare una punizione veramente afflittiva e una minaccia veramente persuasiva, pensa di ricorrere al proibizionismo telefonico. E lo fa perché suppone che un ragazzino, posto davanti alla scelta tra la libertà di muoversi e quella di chattare, trovi più irrinunciabile la seconda”.
“Come si potrà impedire al giovane sconnesso dal suo smartphone di usare quello intestato a un altro? Verranno create apposite pattuglie di polizia che invieranno cuoricini su whatsapp per vedere se il reprobo risponde? Il proibizionismo funziona solo nei regimi autoritari, e forse nemmeno più lì. Da noi è più probabile che fiorisca un mercato nero di cellulari schermati o tarocchi, che finirà per arricchire quegli stessi ambienti malavitosi da cui proviene larga parte dei giovani a cui è destinato il divieto” ha concluso, esponendo la sua opinione”.
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