Precari

Decreto dignità, per i diplomati magistrale è offensivo. Fico (M5S): chiederò garanzie a Bussetti

È la scuola tenere banco in occasione del primo vero provvedimento del nuovo governo giallo-verde M5S-Lega: nel decreto dignità, arrivato il 30 luglio nell’Aula di Montecitorio, c’è infatti la questione del precariato scolastico, con la richiesta di cancellazione del comma 131 della Legge 107/15, che avrebbe impedito a breve di far sottoscrivere supplenze su posti liberi a chi avesse raggiunto i 36 mesi di servizio; ma c’è anche la soluzione trovata dal governo per i maestri precari con diploma magistrale che, in accordo con le commissioni parlamentari, comprese le intransigenti Finanze e Lavoro, ha previsto la trasformazione di tutti i contratti, a termine e di ruolo, in supplenze fino al prossimo 30 giugno, per puntare poi tutto sul concorso straordinario con il paletto d’accesso dei 24 mesi di servizio svolto nella scuola statale (lasciando così fuori i supplenti che operano nella paritaria).

Di Maio: valuteremo i 450 emendamenti presentati

Queste disposizioni sono contenute nel decreto che il governo avrebbe intenzione di fare approvare senza ricorrere alla fiducia. Si tratta di un provvedimento che “non fa favori a nessuno, solo ai cittadini” e che “non danneggia gli imprenditori onesti”, ha detto in fase di presentazione all’Aula il ministro Luigi Di Maio, intervenendo a Montecitorio dopo aver ribadito la volontà di dialogo e accordo con le opposizioni a patto che i circa 450 emendamenti presentati (ce ne sono diversi anche per la scuola) non siano sfruttati “per fare ostruzionismo”.

Torna a protestare il ‘Coordinamento Diplomati Magistrali Abilitati’

A protestare, assieme agli industriali per le novità in arrivo sul fronte della risoluzione dei rapporti di lavoro e ai i sindacati per l’ampliamento dell’uso dei voucher, sono tornati, davanti a Montecitorio, anche il componenti del gruppo del ‘Coordinamento Diplomati Magistrali Abilitati’: a dire il vero, però, non avevano mai smesso, perché sono gli stessi che da fine aprile, pur con qualche pausa, si sono piazzati dalle parti del Miur per chiedere una soluzione alla sentenza che nessuno si aspettava del Consiglio di Stato sulle GaE a loro precluse.

Tempi stretti

La soluzione della continuità didattica garantita con le supplenze fino al 30 giugno 2019 e del concorso straordinario parallelo (contro il quale si è già mosso l’Anief, minacciando ricorsi per delle esclusioni definite “illegittime”), è stata bollata delle maestre come “offensiva della nostra dignità”. E ai diplomati magistrale non piace nemmeno la mancata opposizione di Governo e Parlamento contro la sentenza del Consiglio di Stato.

A rassicurarle, almeno a parole, ci ha pensato il presidente della Camera, Roberto Fico (M5S), che ha garantito un incontro al più presto con il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, proprio per approfondire prima del passaggio del decreto al Senato la risposta individuata dalle commissioni parlamentari d’intesa con l’esecutivo in carica.

Va anche ricordato, tuttavia, che i tempi per ulteriori modifiche però sono abbastanza stretti, vista l’intenzione di approvare definitivamente il provvedimento prima della pausa estiva.

Fassina (LeU): voteremo contro

Di sicuro, contro questo decreto dignità, si schiererà compatta l’opposizione. Ad iniziare da Liberi e Uguali: “in assenza di approvazione di emendamenti rilevanti e migliorativi in Aula LeU voterà contro”, ha detto il deputato LeU Stefano Fassina nel suo intervento in Aula alla Camera.

“Avete ceduto agli interessi economici più forti – prosegue Fassina – avete bocciato i nostri emendamenti per ripristinare l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori o per estendere le maggiori sanzioni previste per i licenziamenti illegittimi anche ai casi di assenza di motivazioni. Avete allargato significativamente l’utilizzo dei voucher e facilitato la copertura del lavoro nero con l’estensione della loro validità da 3 a 10 giorni. Avete determinato un doloroso arretramento finanche in confronto alla legislazione introdotta dal Governo Gentiloni dopo lo scippo del referendum l’anno scorso. Avete approvato una norma che determina a giugno prossimo il primo licenziamento di massa nella scuola pubblica: circa 7.000 insegnanti con Diploma Magistrale ante 2001/2002”.

I numeri delle Camere, però, rassicurano la maggioranza: se voterà compatta a favore del decreto, l’approvazione diventa poco più che una formalità.

Alessandro Giuliani

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