Proseguirà nei prossimi giorni alla Camera l’esame del “Decreto dignità” che entro la metà di settembre dovrà essere convertito definitivamente in legge.
Il decreto si occupa di scuola all’articolo 4 con una norma che consentirà al Governo di “prendere tempo” sulla questione dei diplomati magistrale per poterla successivamente affrontare in maniera più organica e definitiva.
“La disposizione in questione – spiega la scheda tecnica allegata al decreto (clicca qui per scaricare il testo integrale del documento ) – si propone l’obiettivo di assicurare l’ordinato avvio dell’anno scolastico 2018/2019 e di salvaguardare la continuità didattica, prevedendo che il MIUR possa provvedere all’esecuzione delle decisioni giurisdizionali che comportino la decadenza dei contratti di lavoro stipulati con i diplomati magistrali che abbiano conseguito il titolo entro l’a.s. 2001/2002, entro 120 giorni dalla data di comunicazione di ciascun provvedimento giurisdizionale al Ministero”.
“Il termine di 120 giorni concesso al Ministero per recedere dai contratti di lavoro – si legge ancora nella relazione – è mutuato dall’art. 14, comma 1, del decreto-legge n. 669 del 1996 che, a fronte di provvedimenti giurisdizionali e lodi arbitrali che impongono alla P.A. di pagare, concede alle amministrazioni 120 giorni “dalla notificazione del titolo esecutivo” per eseguire il provvedimento ed adempiere all’obbligazione di pagamento, escludendo che nelle more il creditore possa procedere ad esecuzione forzata o alla notifica di un atto di precetto”.
Ma intanto già si parla di possibili emendamenti al testo del decreto e in molti danno ormai per certa la soluzione di diversi problemi che riguardano il mondo della scuola.
L’emendamento più atteso è certamente quello relativo alla cancellazione degli effetti del comma 131 della legge 107 sul licenziamento dei docenti precari dopo 36 mesi di servizio, sostenuto in particolare dalla deputata del M5S Lucia Azzolina
Si tratta però di capire se la Ragioneria generale dello Stato darà il via libera alla proposta.
I dubbi non mancano, ed è probabile che l’emendamento, anche se approvato, dovrebbe fare da apripista ad un provvedimento legislativo vero e proprio, un disegno di legge al quale sta lavorando da tempo il senatore Mario Pittoni, presidente della Commissione Cultura del Senato.
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