Passa anche al Senato il decreto dignità: con 155 sì, 125 no e 1 astenuto, viene convertito in legge, replicando il via libera della Camera di soli cinque giorni fa.
L’approvazione del decreto non è stata però una passeggiata: l’ostruzionismo dell’opposizione si è fatta sentire fino all’ultimo, con cartelli e grida continue, cori da stadio dei senatori all’opposizione, capitanati dai dem, che scandivano Di-gni-tà. Sul finire delle votazioni, dopo il respingimento sistematico dei 700 emendamenti, la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, è stata costretta ad intervenire pesantemente per dire che “questo non è un asilo”.
Per il settore scolastico, vi sono due novità rilevanti, relative al precariato: la prima è che viene cancellato il limite di 36 mesi per gli incarichi annuali, su posto vacante e disponibile, introdotto con il comma 131 della Buona Scuola.
La seconda novità riguarda, invece, la trasformazione dei contratti sottoscritti quest’anno dai maestri precari con diploma magistrale conseguito fino al 2002 fino al prossimo 30 giugno: ad essere coinvolti in tale procedura, però saranno solo i 6mila già assunti con riserva da GaE, con riserva, e i sottoscrittori di una supplenza fino al 31 agosto. Per chi, invece, si ferma al 30 giugno, ovvero la maggioranza, si prevede al momento solo la retrocessione nelle graduatorie d’istituto.
Il Parlamento, dire il vero, ha previsto anche un concorso straordinario, da bandire entro 60 giorni da quando il decreto dignità troverà spazio in Gazzetta Ufficiale: si partirà, il primo anno con 12mila posti a bando, che tra l’altro i mastri con diploma magistrale dovranno contendersi con i laureati in Scienze della formazione primaria: a fare la differenza, non sarà tanto il colloquio, non selettivo, ma l’anzianità di servizio.
Quelli che non ce la faranno, dovranno attendere un secondo concorso straordinario. Oppure rimboccarsi le maniche e partecipare all’ordinario, aperto a tutti., che il governo ha promesso di far partire appena concluse le pratiche di quello riservato da 12mila posti. Con tanti docenti pronti a ricorrere in tribunale, perché scavalcati o esclusi dalla nuova procedura concorsuale, che per la maggioranza non è selettiva ma nei fatti rischia di diventarlo in modo pesante.
Tra i primi a soffermarsi su questo concetto, disdegnando il decreto dignità, è stata l’ex ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, tornata a fare la senatrice Pd, secondo la quale “rende più difficile per le aziende assumere, soprattutto i giovani e soprattutto nel Mezzogiorno. I posti di lavoro a tempo indeterminato non si creano ingessando i contratti, ma con incentivi e politiche del lavoro, industriali ed economiche, delle quali non c’è l’ombra”.
“Nella scuola – ha detto ancora la Fedeli – il decreto darà luogo ad una serie infinita di contenziosi con un danno per lo Stato di centinaia di milioni di euro”.
Per l’ex ministra, “continua la propaganda del governo. Ma di dignitoso per le lavoratrici questo decreto ha solo il titolo, inventato ad arte, cui non corrispondono contenuti”.
Contestano gli studenti. Secondo Giulia Biazzo, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Studenti “nelle scuole le percentuali di dispersione scolastica rimangono inaccettabili, non esiste una legge nazionale sul diritto allo studio ed un reddito di formazione che abbatta le barriere d’accesso all’istruzione, non esiste un Codice Etico per l’alternanza scuola-lavoro che ha dimostrato le sue falle durante questi 3 anni. Servono risposte immediate per cambiare la scuola davvero: per rivendicare welfare ed inclusione per tutte e tutti torneremo, più che mai, nelle piazze del Paese il 12 Ottobre”.
“Per questo il 12 ottobre saremo nelle piazze di tutta Italia per una mobilitazione studentesca nazionale”, conclude la portavoce Uds.
Anche l’Anief annuncia il primo sciopero dell’anno scolastico: si svolgerà l’11 settembre, con tanto di manifestazione, giorno di ripresa dei lavori della Camera, dove si discuterà l’emendamento Leu che aprirebbe le GaE a tutti gli abilitati, salvo che il governo abbia già fatto sapere di mettere mano alla norma approvata al Senato per uno scambio di emendamento da parte del relatore di maggioranza leghista.
Vi proponiamo a questo proposito, una scheda – predisposta dall’Ansa – relativa ai provvedimenti più importanti inseriti nel decreto Dignità in via di approvazione definitiva:
BONUS PER ASSUNZIONI STABILI – Prorogato nel biennio 2019-20 il bonus assunzioni al 50% dei contributi fino gli under 35 (non solo per gli under 30 come previsto dalle vecchie norme). Lo sconto vale per tre anni, tetto massimo 3.000 euro. Dovrebbe favorire 62mila nuove assunzioni nel biennio.
PIU’ ASSUNTI A CENTRI IMPIEGO: le Regioni dovranno dedicare una quota delle loro nuove assunzioni a rafforzare gli organici
CONTRATTI A TERMINE PIU’ CORTI E COSTOSI, TORNANO CASUALI: massimo 24 mesi per il tempo determinato, dopo i primi 12 vanno indicate le causali, senza il contratto diventa automaticamente stabile. Ogni rinnovo a partire dal secondo ha un costo contributivo aggiuntivo dello 0,5%, escluso il lavoro domestico. Ridotte da 5 a 4 le proroghe. La stretta vale anche per i contratti a termine in somministrazione, esclusi i portuali.
PERIODO TRANSITORIO FINO AL 31 OTTOBRE – La stretta non si applicherà subito anche ai contratti in corso, ma scatterà da novembre. Fino al 31 ottobre rinnovi e proroghe di contratti in corso potranno essere firmati secondo le vecchie regole.
SALE INDENNITA’ LICENZIAMENTO, ANCHE CON CONCILIAZIONE: In caso di licenziamento illegittimo le indennità passano da a minimo di 6 a un massimo di 36 mensilità. Ok a una modifica che aumenta l’indennità anche in sede di conciliazione (3-27 mesi).
VOUCHER FINO A 10 GIORNI, ANCHE PER GLI ALBERGHI – esteso a piccoli alberghi e strutture ricettive del turismo fino a 8 dipendenti (non più 5) l’utilizzo dei nuovi voucher, di durata massima 10 giorni, anziché 3. Come già previsto potranno essere utilizzati come forma di pagamento per il lavoro di pensionati, disoccupati, studenti fino a 25 anni e percettori di forme di sostegno al reddito. Semplificato l’utilizzo per l’agricoltura.
A CHI DELOCALIZZA MULTE DA 2 A 4 VOLTE I BENEFICI: sanzioni da 2 a 4 volte i benefici per le aziende che hanno ricevuto aiuti di Stato che delocalizzano le attività prima che siano trascorsi 5 anni dalla fine degli investimenti agevolati. Anche il beneficio andrà restituito con interessi maggiorati fino a 5 punti. Meccanismo di ‘recapture’ per l’iperammortamento in caso di delocalizzazione o cessione degli investimenti. Scatta la revoca anche per gli aiuti legati a impatti occupazionali davanti a un taglio del 50% dei posti di lavoro.
GIOCO COME SIGARETTE, NUOCE A SALUTE E SERVE TESSERA – Logo ‘no slot’ per chi elimina le macchinette, tessera sanitaria obbligatoria per giocare, come per le sigarette, e scritta, anche sui Gratta e Vinci, “il gioco nuoce alla salute”. Tra le novità anche un maggiore aumento del Preu per finanziare il bonus assunzioni. Inasprite le sanzioni per chi viola il divieto di pubblicità sul gioco d’azzardo, che dal 2019 anche per le sponsorizzazioni: previste multe del 10% del valore della sponsorizzazione o della pubblicità, da un minimo di 50.000 euro”. Salvi i contratti in essere per non più di un anno.
INTERVENTI LIGHT SU SPESOMETRO E SPLIT PAYMENT: stop al trattenimento diretto dell’Iva da parte dello Stato per i professionisti. Il calo del gettito è coperto sempre dal rincaro del Preu sui giochi e da fondi Mise e Mef. Rinviate le scadenze dello spesometro. Entra nel decreto anche il rinvio dell’obbligo di fattura elettronica per i benzinai al primo gennaio.
STOP ALLO SCOPO DI LUCRO NELLO SPORT DILETTANTISTICO – Il dl cancella la disciplina voluta dall’ex ministro Lotti con l’ultima legge di bilancio che consentiva di esercitare lo sport dilettantistico anche a scopo di lucro.
COMPENSAZIONE CREDITI-DEBITI ANCHE QUEST’ANNO – Con un emendamento a firma Baldelli (FI), è stata concessa a imprese e professionisti la possibilità anche nel 2018 di compensare le cartelle esattoriali con i crediti fiscali con la PA.
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