Decreto Istruzione, consenso “lampo” dal Senato: ora è legge

È stata una discussione lampo, durata appena due mezze giornate. Nel primo pomeriggio del 7 novembre, il Senato ha infatti approvato, in seconda lettura e senza modifiche, il Decreto istruzione: 150 sì, 15 no e 61 astenuti. Il provvedimento, che stanzia 450 mln a regime per interventi nei settori della scuola, dell’università e della ricerca, è legge. Hanno votato a favore del provvedimento Pd, Pdl e Gal. Voto contrario da parte della Lega. Astensione da parte di Sel e Movimento cinque stelle.
Il decreto istruzione, ha detto a caldo il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza a Rai News 24, “è un provvedimento importante che assegna nuove risorse alla scuola, agli insegnanti, al loro aggiornamento”: prevede per i docenti l’entrata gratuita nei musei e nei siti archeologici, provvedimenti per connettere a internet le aule e per gli istituti pareggiati, un po’ dimenticati dalla politica. E premi per gli studenti dell’arte e della musica. Insomma, ha segnali importanti per tanti mondi”.
“C’è poi – ha spiegato il ministro – attenzione al welfare studentesco: si parla per la prima volta per esempio degli studenti che si devono spostare per frequentare un istituto. Sul diritto allo studio abbiamo inserito 100 milioni di risorse permanenti. Il decreto riguarda molti temi; prevalentemente è incentrato su istruzione ma pone attenzione anche all’ edilizia scolastica ed all’Università”.
“Abbiamo preparato i decreti attuativi di questo provvedimento – conclude il minsitro – e siamo ben consapevoli che non ci si deve fermare alla norma primaria ma attuarla.
Vogliamo infine valorizzare l’autonomia scolastica: non vedo questo colosso centralizzato di Roma che comanda, ma bisogna dare fiato alla progettualità che la scuola sa esprimere”.
Il primo sindacato, e per ora l’unico, a commentare l’approvazione del provvedimento è stato l’Anief. Che si è soffermato sulle quasi 70mila assunzioni previste in tre anni, in particolare sulle 26mila per gli insegnanti di sostegno. “Nei meandri del decreto è stato approvato un vincolo – sostiene il sindacato guidato da Marcello Pacifico – che per tutti i neo-assunti ha il sapore della beffa. La loro ricostruzione di carriera rimarrà infatti bloccata per i primi otto anni: gli stipendi, che a livello europei sono già i più bassi dopo quelli della Grecia e a fine carriera fanno perdere quasi 8mila euro rispetto a quelli dei colleghi di tutto il vecchio Continente, saranno “congelati”: è una decisione palesemente illegittima, contro cui il sindacato presenterà migliaia di ricorsi, creata per garantire la clausola di invarianza finanziaria prevista dal legislatore, nonostante la direttiva UE 1999/70 e il principio di non discriminazione – ormai acclarato dalla giurisprudenza comunitaria e dal Consiglio di Stato – vietino espressamente la mancata valutazione degli anni di precariato – conclude l’Anief – a parità di servizio svolto”.
Alessandro Giuliani

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