Il maxi emendamento sulla scuola al decreto legge 30 aprile 2022, n. 36 del PNRR che cambia le modalità di assunzione e formazione dei docenti è al centro dell’opinione pubblica a proposito della scuola. La scadenza entro il quale il decreto dovrà essere convertito in legge, prevista per il 29 giugno, è imminente. In questi giorni sono al lavoro le Commissioni Parlamentari che stanno cercando di apportare modifiche al testo normativo per incontrare il favore delle parti che vi si sono opposte, tra cui molti sindacati.
Ivana Barbacci, segretaria generale della CISL Scuola, ha ribadito in un comunicato stampa di oggi, 23 giugno, il suo giudizio critico verso il decreto legge. In ogni caso, però, qualcosa sembra essersi mosso: alcune modifiche apportate sembrano incontrare il suo favore: “Bene le modifiche riguardanti i docenti IRC, per i quali giustamente viene prevista una procedura concorsuale riservata in analogia a quanto avvenuto in passato per tutte le altre tipologie di insegnamento, così come quelle che permettono di riservare una quota di posti ai precari con tre anni di servizio su sostegno nei percorsi di specializzazione. Importante anche l’inclusione degli idonei nelle graduatorie di merito dei concorsi, o la possibilità di esonero o semi esonero del vicario in molte delle scuole in reggenza”, ha spiegato la segretaria.
Nonostante ciò, però, rimangono molte criticità: “Ciò che non cambia sostanzialmente, però, – ha specificato la Barbacci – è l’impianto di un sistema di reclutamento che non tiene conto delle reali esigenze della scuola, né dell’esito fallimentare di modelli ricorrentemente proposti negli ultimi anni. Le modifiche introdotte, come quella che consentirà di utilizzare fino al 2025 le GPS per assumere sul sostegno, non risolvono i limiti di un impianto che non aggredisce la precarietà del lavoro né valorizza l’esperienza professionale acquisita sul campo, come sarebbe utile, necessario e sensato”.
“Altre modifiche hanno solo attenuato, ma non eliminato, l’impatto degli interventi sugli organici, mentre sulla card dei docenti il taglio risulta soltanto rinviato di un anno. Tutto ciò impone di dare continuità anche in prospettiva alle azioni volte a recuperare la necessaria coerenza tra gli obiettivi e le strategie indicate nel Patto per la scuola e le scelte di politica del Governo, che le ha in gran parte disattese. Questo l’obiettivo che per quanto ci riguarda orienterà la nostra iniziativa al tavolo per il rinnovo del contratto, che tra pochi giorni riparte e che dovrà entrare da subito con decisione nel merito delle questioni da affrontare, a partire dalla parte retributiva su cui è necessario acquisire al più presto le condizioni per una soddisfacente conclusione”, ha concluso.
In una nota congiunta Manuela Ghizzoni, responsabile Istruzione e Università e Irene Manzi, responsabile Scuola del Pd, hanno fatto il punto sulla posizione del Partito Democratico sull’avanzamento del DL 36.
“Rivendichiamo oggi l’impegno del PD per migliorare il DL 36 sulla scuola: abbiamo presentato molti emendamenti frutto dell’ascolto di sindacati ed associazioni e numerosi sono diventati la base della sintesi trovata con le forze politiche di maggioranza. Abbiamo evitato il taglio delle risorse per la carta docente, consentito a chi è in possesso di 24 Cfu di poter partecipare ai prossimi concorsi, meglio definito l’articolazione dei percorsi di formazione iniziale, eliminati i test a crocette, reso la scuola di Alta Formazione meno dirigistica e più aperta al coordinamento e alla collaborazione con le realtà scolastiche territoriali, reso più esplicito che la formazione incentivata va definita in sede di contrattazione”, hanno specificato.
Le due responsabili dem hanno esposto chiaramente a proposito di cosa, al momento, il partito non è soddisfatto: “In un bilancio complessivo del provvedimento non possiamo, purtroppo, dirci soddisfatti, in particolare, per quanto avvenuto la scorsa notte al Senato. Con un intervento tardivo – hanno specificato – la Ragioneria dello Stato e il MEF hanno sconfessato un principio già approvato dalle Commissioni parlamentari: i risparmi derivanti dal grave e preoccupante fenomeno della denatalità devono rimanere nella scuola, per affrontare le sfide future. Un principio chiaro sull’importanza assegnata alla scuola nel processo di crescita del Paese”.
“Sono stati invece parzialmente ripristinati i tagli originari del decreto, relativi ai contingenti dal 2026 al 2031. Ecco perché oggi valutiamo il DL 36 sulla scuola come un’occasione mancata e chiediamo al Governo di porvi rimedio con la prossima legge di bilancio per ripristinare le risorse e, prima ancora, con il rinnovo del contratto collettivo già scaduto da un anno. Per il Partito Democratico – concludono – questi sono punti irrinunciabili, su cui non è più possibile tornare indietro”, hanno concluso.
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