Il Prof. Francesco Greco, presidente dell’Associazione Nazionale Docenti, interviene, martedì 17 maggio 2022, di fronte alle Commissioni 1^ e 7^ riunite del Senato della Repubblica sul decreto legge n. 36/2022. L’intervento del presidente di AND è molto critico sia sul metodo che sul merito.
Il prof. Greco, intervenendo davanti le commissioni prima e settima al Senato, critica il metodo del decreto legge, come strumento per affrontare una riforma che incide così profondamente sul profilo professionale degli insegnanti.
Si entra a gamba tesa su temi della formazione, del reclutamento, sull’aggiornamento continuo e permanente, con effetti sul percorso professionale dei docenti e sulla loro situazione personale e familiare, dato che per esplicita previsione normativa contenuta nell’art. 45, alcuni benefici economici sono subordinati alla scelta del luogo di domicilio abituale o di residenza.
Ci troviamo di fronte ad un provvedimento, puntualizza il prof. Francesco Greco, calato dall’alto, senza alcun dibattito preventivo, senza il minimo coinvolgimento degli attori sociali, né tanto meno sono stati coinvolti in alcun modo i docenti che sono i destinatari passivi delle disposizioni contenute nel decreto. Nessun confronto, nessuna possibilità di apportare un reale contributo nel merito del provvedimento. Una preclusione che, probabilmente, interesserà la stessa Camera dei deputati che, per i tempi brevi imposti dalla conversione, altro non potrà fare che ratificare il deliberato del Senato.
È sufficiente il richiamo ai tempi stretti dell’attuazione del PNRR per giustificare un intervento così definitivo? Se così, perché nel provvedimento non è stata introdotta la carriera per i docenti, pur essendo un traguardo del PNRR in scadenza il 30 giugno 2022?
D’altronde, in questo provvedimento, le risorse aggiuntive che derivano dal PNRR sono solo 25 milioni di euro, mentre il resto, ovvero la quasi totalità delle risorse necessarie (740 milioni di euro), sarà ricavato con i tagli agli organici e alla Carta del docente. Anche alla luce di questo dato finanziario, era proprio necessario, su questioni così delicate ed importanti, intervenire con un decreto-legge?
L’associazione nazionale docenti, per bocca deli suo presidente, chiede che dal decreto-legge sia stralciata la parte che riguarda la formazione continua e la valorizzazione dei docenti, tra l’altro solo enunciata nel titolo dell’art. 45, e demandata ad uno specifico atto legislativo discusso e condiviso, in primis con il mondo della scuola.
Diversamente, si brucerebbe una opportunità storica, data proprio dalle risorse che possono essere attinte dal PNRR, di ridare dignità ad una professione, quella dell’insegnante, da anni mortificata e vilipesa anche da quelle istituzioni che avrebbero dovuto averne cura e assicurarne tutela. Eppure, se la scuola ha contribuito, e ancora contribuisce, a cambiare la vita di milioni di italiani, molto si deve al lavoro degli insegnanti, al loro impegno, nonostante siano diventati i cugini poveri dei colleghi europei, nonostante le tante difficoltà a lavorare in un ambiente che sembra aver smarrito i tratti fondanti della sua identità culturale e sociale.
Nella sua lunga analisi del decreto legge 36/2022, il leader di AND, critica nel merito i punti salienti del provvedimento governativo. La criticità principale è certamente la formazione obbligatoria volta a valutare i docenti di ruolo, suddividendoli tra bravi e meno bravi, tra promossi e respinti, me non meno gravi sono i provvedimenti sul reclutamento e la formazione iniziale. Si tratta per Greco dell’ennesima modifica al sistema di reclutamento e di formazione iniziale e continua dei docenti che sicuramente presto si fregerà di qualche nuovo acronimo, che andrà a fare compagnia a SISS, TFA, PAS, FIT e 24 CFU.
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