Prende avvio giovedì 16 aprile presso la Commissione Cultura del Senato l’esame del decreto legge 22 sulla scuola.
I tempi di approvazione saranno molto celeri in quanto quasi certamente il Governo porrà il voto di fiducia.
Non è detto però che il provvedimento non subisca modifiche, anche perché la stessa maggioranza sta già scalpitando da diversi giorni.
Il dibattito sarà molto vivace soprattutto sul 4° comma dell’articolo 2, quello che prevede il blocco delle graduatorie d’istituto, misura sulla quale il PD si è già detto contrario e su cui nelle ultime ore la stessa ministra Azzolina, dopo aver cercato di “tenere il punto”, ha ammesso che il Parlamento potrebbe intervenire per proporre le modifiche del caso.
Meno soggette a modifiche sostanziale dovrebbero essere invece le disposizioni sugli esami di Stato anche se è possibile che, alla fine, venga eliminata definitivamente la doppia soluzione a seconda che si rientri dopo il 18 maggio o prima.
In concreto la legge di conversione de decreto potrebbe limitarsi a stabilire che l’esame di Stato si ridurrà ad una sola prova orale da condurre anche a distanza e con una commissione d’esame formata da soli docenti interni ad eccezione del presidente.
Così come non dovrebbero esserci molti dubbi sulle modalità di conclusione dell’anno per tutte le classi intermedie con ammissione di tutti gli alunni alla classe successiva; la legge potrebbe però dire qualcosa di più preciso in merito alle modalità con cui gli alunni dovranno recuperare eventuali debiti all’inizio del prossimo anno scolastico.
C’è attesa sulla norma del comma 3 articolo 2 relativa alla didattica a distanza; il decreto, adesso, dice semplicemente che “in corrispondenza della sospensione delle attività didattiche in presenza a seguito dell’emergenza epidemiologica, il personale docente assicura comunque le prestazioni didattiche nelle modalità a distanza, utilizzando strumenti informatici o tecnologici a disposizione”.
Ma c’è chi sostiene che l’espressione “assicura” non configura nessun obbligo o che, addirittura, la norma si riferisca al prossimo anno scolastico e non a quello in corso.
Vedremo se il testo definitivo scioglierà i dubbi.
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