Dura presa di posizione dell’esecutivo nazionale dei Cobas della scuola sul decreto legge 22 per motivi sia di metodo che di merito.
Afferma il sindacato di base: “Il decreto legge, seppur con dei paletti, conferisce alle ordinanze ministeriali il potere di derogare tutta una serie di leggi dando di fatto ‘forza di legge’ ad un atto amministrativo e, quindi, poteri speciali al Ministro dell’istruzione”.
I Cobas temono che questa tecnica possa “diventare strutturale anche dopo la fase dell’emergenza, con un’ulteriore concentrazione personale del potere politico”.
“Nel merito – si chiedono i Cobas – che senso ha imporre la didattica a distanza quando nello stesso tempo si afferma pubblicamente che essa sta già funzionando positivamente?”
“L’imposizione della didattica a distanza – denuncia l’esecutivo nazionale – ha una sola motivazione: spingere perché diventi non uno strumento da usare solo nella fase emergenziale, ma qualcosa di strutturale, come se potesse sostituire la didattica in presenza, l’unica che può garantire la relazione interpersonale indispensabile per la crescita sia umana che cognitiva degli studenti”.
Anziché prospettare la didattica a distanza anche per il 2020/21 bisognerebbe “ridefinire subito i criteri di formazione delle classi, di tutte le classi, non solo di quelle pollaio”.
Inoltre “va ridotto drasticamente il numero degli alunni per classe per garantire la salute di tutta la comunità scolastica, nonché dignità al lavoro docente e qualità didattica ai nostri studenti”.
“Per garantire il regolare avvio del prossimo anno scolastico – continuano i Cobas – è necessario prevedere l’immissione in ruolo, con concorsi per soli titoli e/o usando le GAE e le GM, di tutti i docenti precari che hanno maturato almeno tre anni di lavoro e di tutto il personale ATA già occupato per almeno 24 mesi”.
Il sindacato di base ha molto da ridire anche sulla questione della valutazione finale degli studenti pur sottolineando che “se la scelta (e non poteva non essere così) è quella di ammettere tutti gli alunni alla classe successiva o agli esami e modificarne la conduzione, l’organizzazione del lavoro deve essere conseguente”.
Conclude in proposito l’esecutivo nazionale Cobas: “Non vanno inventati sistemi di valutazione a distanza ridicoli e che inquinano il rapporto docente- studenti, oltre che essere palesemente illegittimi: non è pensabile valutare conoscenze e capacità se non è possibile garantire la necessaria vigilanza, né la privacy. Ma, visto che tutti gli alunni saranno promossi (o ammessi agli esami), si potrà procedere agli scrutini finali tenendo conto dei risultati del primo trimestre/quadrimestre, delle prove di recupero e delle votazioni del secondo periodo prima della sospensione dell’attività didattica. Si userà anche il periodo della didattica a distanza, non per mettere voti, ma unicamente per completare la valutazione degli allievi valorizzando tutti i feedback ricevuti”.
Di seguito un video con le novità più importanti previste dal nuovo decreto legge:
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