Per comprendere bene la vera portata del decreto legge sulla scuola approvato il 5 settembre scorso dal Consiglio dei Ministri bisogna leggerne con attenzione il testo e, soprattutto, i riferimenti alle norme precedenti.
Prendiamo per esempio la questione del tempo pieno.
Il decreto è chiaro: ritorna sì “l’organizzazione di classi funzionanti a tempo pieno, secondo il modello didattico già previsto dalle norme previgenti al decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59” ma “la predetta organizzazione è realizzata nei limiti della dotazione complessiva dell’organico di diritto determinata con decreto del Ministro della Pubblica Istruzione, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, ai sensi dell’articolo 22, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448”.
Quest’ultima è una disposizione contenuta nella prima legge finanziaria del Governo Berlusconi ; il comma 2 dell’articolo 22 stabilisce che il Ministro della P.I., di concerto con il Ministro dell’Economia, emana il decreto sugli organici definiti secondo quanto stabilito dal precedente comma 1: “le dotazioni organiche del personale docente delle istituzioni scolastiche autonome sono costituite sulla base del numero degli alunni iscritti, delle caratteristiche e delle entità orarie dei curricoli obbligatori relativi ad ogni ordine e grado di scuola”.
Va sottolineato che il testo del primo comma non fa alcun riferimento alle richieste delle famiglie che, quindi, possono essere disattese se le risorse finanziarie non consentono di attivare tutti i posti di tempo necessari.
Il terzo comma del decreto del 5 settembre aumenta di 40milioni di euro il finanziamento per i compensi ai commissari degli esami di Stati: ottima scelta, visto che la previsione iniziale di 138 milioni era del tutto sbagliata (ma c’è da chiedersi se al Ministero le previsioni di spesa vengono fatte da tecnici esperti o da studenti al primo anno di ragioneria); i 40 milioni comunque vengono ricavati diminuendo “opportunamente” gli stanziamenti della finanziaria 2007 per obbligo scolastico, libri di testo gratuiti e nuove tecnologie.
Sulle spese per le supplenze per maternità si assiste poi ad un vero e proprio gioco di prestigio: il decreto stabilisce che d’ora in avanti tali spese saranno liquidate direttamente dal Ministero del Tesoro; con quali soldi ? E’ ovvio: con i fondi disponibili su capitolo di spesa del Ministero dell’Istruzione destinati al pagamento delle supplenze temporanee. Per il 2007 il fondo verrà “tagliato” di 66milioni di euro. Alle scuole verranno quindi ulteriormente decurtati gli stanziamenti per le supplenze brevi.
Ultima “chicca”: il decreto stabilisce che, in casi urgenti, il dirigente scolastico potrà disporre l’utilizzo in altri compiti di docenti “che risultino incompatibili con l’esercizio della funzione educativa”; ma è difficile che questa norma entri davvero in vigore, dal momento che poco oltre si legge che “l’utilizzazione di cui al presente comma è disposta sulla base di criteri definiti in sede di contrattazione collettiva decentrata nazionale”.
A conti fatti, del decreto-legge del 5 settembre resta poco o nulla: il tempo pieno si farà se ci sono risorse, le supplenza per maternità saranno pagate dal Tesoro con soldi tolti alle scuole, i compensi delle commissioni d’esame saranno liquidati lesinando alle scuole i fondi per le attività didattiche ed il maggior rigore nei confronti dei docenti sarà subordinato all’accettazione da parte degli stessi rappresentanti sindacali dei docenti.
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