Si è concluso nella serata del 23 marzo il previsto (e atteso) incontro fra Ministero e Organizzazioni sindacali in materia di organici.
Non si conoscono ancora le tabelle allegate alla bozza di decreto interministeriale, ma l’impianto del provvedimento è ormai abbastanza chiaro.
I tagli previsti dalla manovra finanziaria prevista dall’articolo 64 della legge 133 sono confermati integralmente anche se “diluiti” fra organico di diritto (37.100 posti in meno) e organico di fatto (5mila in meno).
Il decreto chiarisce che riduzioni inferiori dell’organico verranno recuperate attivando la clausola di salvaguardia, norma che, come è noto, prevede che eventuali mancati risparmi devono essere integrati riducendo le spese del Ministero.
Il richiamo a questa norma risulta però un puro fatto nominale, dal momento che sul bilancio del Ministero (e quindi delle scuole) non c’è quasi più nulla da tagliare, dato che ormai i fondi per il funzionamento amministrativo e didattico sono già stati azzerati, le risorse derivanti dalla legge 440/97 sono ridotte all’osso mentre le assegnazioni per il pagamento delle supplenze temporanee sono meno della metà rispetto a pochi anni fa.
Secondo una nota diramata da Flc-Cgil, il 40% dei tagli sarebbe concentrato in 4 regioni del sud (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia); per capire il senso di questo dato bisogna considerare che in queste 4 regioni nel 2007/2008 funzionavano 246mila posti su un totale di 688mila, pari al 35%.
Il “tributo” più pesante pagato dalle regioni del sud rispetto a quelle del nord è dovuto in larga misura al fatto che il tempo pieno nella primaria, che non è particolarmente toccato da riduzioni di organico, è molto diffuso al nord e quasi assente al sud.
Su questo punto il giudizio del sindacato di Mimmo Pantaleo è particolarmente duro: “Inaccettabile la forte penalizzazione di alcune regioni, in particolare del sud, e di tutti quei territori, spesso all’interno anche della stessa regione, che già oggi sono disagiati e carenti dal punto di vista delle strutture e dei servizi di supporto (trasporti, mensa, edilizia scolastica)”.
Nella scuola primaria il problema maggiore riguarda comunque la copertura del tempo mensa nelle classi che prevedono rientri pomeridiani: il decreto prevede che per fare fronte a questa esigenza le scuole potranno utilizzare eventuali risparmi derivanti dalla attivazione di classi a 24 o 27 ore oppure le compresenze con le ore di religione o di lingua inglese. Ma si tratta di risorse che non sono affatto certe e, soprattutto, estremamente variabili e, alle volte, perfino casuali. A questo punto, comunque, il decreto è ormai cosa fatta e la firma definitiva potrebbe arrivare già in settimana.