Il tanto atteso decreto reclutamento, delle cui bozze abbiamo più volte riferito, dovrebbe essere discusso in una riunione di maggioranza (cui prenderà parte anche il ministro Bianchi naturalmente) in programma, secondo fonti della Tecnica della Scuola, già oggi pomeriggio alle 13:30, in vista del successivo Consiglio dei ministri, il quale dovrebbe svolgersi a partire dalle ore 17.30. Si tratterà di un Cdm dedicato alle norme di riforma del reclutamento e della formazione dei docenti e finalizzato a inserire il pacchetto scuola nel decreto sul Pnrr.
L’accordo fra le parti si fa più stringente, sia sul tema del reclutamento che su quello della carriera docente, poiché i tempi stringono e il ministro Bianchi vorrebbe arrivare puntuale all’appuntamento di giugno con una riforma in tasca, come richiesto dall’Unione europea.
A quanto risulta alla nostra testata, il Mef avrebbe dato il via libera sui fondi destinati al reclutamento.
Tra le novità attese, quella relativa ai meccanismi degli adeguamenti salariali. A quanto pare, la scuola dovrebbe rinunciare alle consuete forme di automatismo negli scatti di stipendio. Insomma, l’anzianità di servizio potrebbe non essere più il solo criterio utile ad accrescere le entrate degli insegnanti, con grande disappunto dei lettori della Tecnica della Scuola, che nel nostro ultimo sondaggio si sono detti contrari, in larga parte, agli scatti stipendiali legati alla formazione.
Ma come dovrebbe effettuarsi questo intreccio tra stipendi e formazione? Secondo l’ipotesi che circola, il Ministero dovrebbe creare una scuola di alta formazione, responsabile dell’aggiornamento dei docenti e della loro formazione iniziale e in servizio, processo cui seguirebbe l’adeguamento salariale.
Una idea che molte sigle sindacali rigettano, specie in quanto accelererebbe e scavalcherebbe il dibattito sul percorso di carriera dei docenti, introducendo per legge qualcosa che secondo i sindacati dovrebbe essere mantenuto a livello di contrattazione (come nel caso del tanto contestato vincolo quinquennale, poi divenuto triennale). Insomma, la norma non dovrebbe sostituirsi al contratto nel regolare i rapporti di lavoro, il salario, la carriera.
Sembra perdersi anche l’idea del doppio canale di reclutamento, sostenuta da più sigle sindacali e che avrebbe dovuto vedere, accanto al canale dei concorsi, anche quello delle graduatorie, in grado di valorizzare l’esperienza di lavoro maturata sul campo dal personale precario.
Insomma, la formula concorsuale diventerebbe formula unica di reclutamento del personale scolastico, con le dovute differenze tra neolaureati e docenti precari. Il nodo potrebbe comunque essere quello delle tempistiche. Sono forti i dubbi circa la realizzabilità di un concorso annuale in grado di portare in cattedra i docenti che servono nei momenti giusti.
E i crediti formativi? Servirebbero ai fini dell’abilitazione.
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