Nel corso di questa settimana l’iter parlamentare del decreto legge 36 non ha fatto passi in avanti. Il 26 maggio erano scaduti i termini per la presentazione degli emendamenti al testo uscito dal Consiglio dei Ministri.
Poi tutto si è fermato.
La prossima settimana non accadrà di nuovo nulla perché i lavori parlamentari sono pressoché fermi per la scadenza elettorale del 12 giugno.
E’ possibile, tuttavia, che nei prossimi giorni l’ufficio di presidenza del Senato esamini gli emendamenti per decidere sulla loro ammissibilità.
L’esame del provvedimento riprenderà quindi a partire da martedì 14.
A quel punto bisognerà fare molto in fretta in quanto il termine per la conversione in legge del decreto scadono il 30 giugno, ma bisogna considerare che dopo il voto nelle Commissioni referenti (Affari Costituzionali e Cultura) si dovrà ancora passare dall’aula del Senato e poi alla Camera.
Fra i numerosi emendamenti presentati vanno segnalati quelli sulla questione della formazione continua dei docenti, sia quella obbligatoria sia quella incentivata. In qualche caso i senatori entrano anche nel merito della funzione della Scuola di Alta formazione come, ad esempio, Paola Binetti (FI-UDC) che chiede che la Scuola operi “in stretto raccordo con le istituzioni scolastiche” (obiettivo un po’ arduo da raggiungere tenuto conto del fatto che le scuole italiane sono circa 8mila).
Più realisticamente un gruppo di senatori del PD (Malpezzi, Rampi e Verduci tra gli altri) chiede che le attività di formazione si svolgano secondo criteri definiti dalla contrattazione collettiva.
Sullo svolgimento del periodo di prova che segue l’assunzione in ruolo gli emendamenti sono generalizzati fra tutti i gruppi politici e molti chiedono la cancellazione del test finale.
De Petris ed Errani (Liberi e Uguali) chiedono che il numero dei CFU necessari per accedere ai concorsi sia abbassato a 15.
Sbrollini (Italia Viva) propone che per riconoscere l’incentivo ai docenti che seguono i percorsi formativi non obbligatori non si usino i soldi della carta del docente ma si individuino forme diverse di copertura.
Mario Pittoni e altri senatori della Lega prevedono modifiche importanti alle procedure dei concorsi che dovranno essere biennali e senza prove preselettive.
Diversi gli emendamenti sul tema del middle management, quasi tutti prevedono che, per accedere a posizioni di questo genere, sia indispensabile seguire uno specifico percorso organizzato dalla Scuola di Alta Formazione.
Tre senatori di Forza Italia (Iannone, Malan e La Russa) e Sbrollini (IV) prevedono una modifica strutturale dello stato giuridico dei docenti: “La professione docente è articolata nei tre distinti livelli di docente iniziale, docente ordinario e docente esperto, cui corrisponde un differente riconoscimento giuridico ed economico della professionalità maturata. L’articolazione in livelli non implica sovraordinazione gerarchica”.
Per quanto riguarda le misure sul precariato si può segnalare la proposta di Liberi e Uguali, valida fino alla fine del 2024, di immettere ruolo tutto il personale presente nelle GPS di prima e seconda fascia.
Infine, per il conseguimento dell’abilitazione Pittoni e altri della Lega, ma anche senatori di gruppi diversi, propongono procedure riservate ai docenti che hanno maturato tre anni di servizio anche non consecutivi.
Ma bisognerà aspettare ancora una decina di giorni per capire cosa davvero si riuscirà a cambiare di un decreto che piace poco o nulla ai docenti e ai sindacati ma che non ha neppure il consenso delle stesse forze politiche di maggioranza.