I sindacati della scuola confermano tutta la loro contrarietà rispetto al Decreto Legge n. 36, pubblicato sabato scorso in Gazzetta Ufficiale.E poco sembrano servire le parole rassicuranti del ministro Patrizio Bianchi, che si dice pronto a rivedere il testo e a garantire che non vi saranno tagli alle cattedre.
Dopo il comunicato unitario che annunciava la mobilitazione della categoria, Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, ha puntato il dito sull’articolo 46 dedicato al nuovo reclutamento: rappresente, dice, “un provvedimento inaccettabile nel metodo e nel merito, che umilia gli insegnanti, il ministero dell’Istruzione e il Parlamento che viene esautorato delle sue funzioni istituzionali”.
Il numero uno della Gilda ricorda che sull’argomento “non c’è stata alcuna discussione, alcun confronto né con i sindacati né in sede parlamentare, le norme relative alla scuola sono finite nel minestrone del Pnrr e arriveranno blindate alla Camera e al Senato, senza possibilità di cambiare una virgola”.
“Questo metodo – incalza Di Meglio – deve indurre tutti i cittadini, e anche il Presidente della Repubblica, a una riflessione, perché non è concepibile che si calpestino così le procedure democratiche che regolano la vita politica nel nostro Paese”.
“Fa sorridere la parola ‘semplificazione’, visto che sarebbe stato difficile immaginare un percorso a ostacoli più complicato: oltre alla laurea magistrale della durata di 5 anni, per ottenere l’abilitazione il legislatore prevede l’acquisizione di 60 Cfu, che impegnano un altro anno, a cui si aggiunge l’anno di prova rafforzato. Per un totale, se tutto fila liscio, di 7 anni”.
“Sarebbe stato di gran lunga preferibile – sottolinea Di Meglio – sposare la proposta avanzata dalla Gilda di istituire un percorso simile a quello in vigore per Scienze della Formazione Primaria, dedicando l’ultimo anno del corso di studi alla formazione didattico-metodologica. Anche il meccanismo riservato ai precari con 3 anni di servizio è macchinoso e punitivo”.
“Sulla formazione l’unica cosa certa è la spesa per retribuire lautamente il presidente e i dirigenti del nuovo ente pubblico denominato Scuola di Alta formazione dell’istruzione e sistema di formazione continua incentivata, mentre ancora una volta si tenta di scaricare sugli insegnanti ulteriori aggravi di lavoro senza che sia corrisposta alcuna retribuzione”.
“Rispetto a tutto ciò – conclude Di Meglio – ci auguriamo che si raggiunga la massima unità sindacale per portare la categoria alla mobilitazione generale”.
Insomma, i presupposti dello sciopero della categoria sembrano esserci tutti.
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