“Le soluzioni riprese nel testo del decreto sui precari varato dal CdM di mercoledì 6 agosto, frutto di un confronto approfondito tra sindacati e MIUR al tavolo tematico sul reclutamento, tengono conto sia della necessità di assicurare un adeguato livello di qualità professionale di chi accede all’insegnamento, sia del doveroso riconoscimento del servizio prestato dai precari con giusto equilibrio fra le tante e spesso contrastanti aspettative del precariato stesso. Quelle individuate sono soluzioni che rispondono in modo equo ed efficace alle esigenze di stabilizzazione del precariato nella scuola, offrendo nel contempo e più in generale opportunità per chi vuole intraprendere percorsi di crescita lavorativa, con soluzioni che meriterebbero di essere ulteriormente sviluppate per offrire ad una platea più ampia di docenti di ruolo (compresi quelli di infanzia e primaria, oggi esclusi) un’occasione per partecipare a corsi qualificanti, programmati nel tempo dalle Università e utili per la mobilità professionale”.
Così ha dichiarato Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola, in un comunicato dell’8 agosto, con il quale, a quanti lamentano la mancanza di un vaglio selettivo, ha ricordato: “i PAS (Percorsi Abilitanti Speciali) previsti dal decreto sono a tutti gli effetti strumenti di seria formazione professionale in ingresso e di efficace selettività nell’accesso al ruolo attraverso regole stringenti”.
La CISL Scuola accoglie quindi positivamente l’approvazione del decreto, perché “ha permesso di colmare evidenti lacune riscontrabili nelle nuove norme sul reclutamento della scuola secondaria, approvate con la scorsa legge di bilancio, che non riservavano alcun riconoscimento al lavoro svolto dai precari”. In particolare, scrive Gissi, “il requisito dei 36 mesi di servizio, previsto per accedere alle procedure concorsuali e ai percorsi abilitanti speciali (molto impegnativi e soggetti a valutazione), è quello indicato nelle regole comunitarie sulla durata dei contratti a termine ed ha costituito la leva con la quale abbiamo ottenuto, con l’intesa di palazzo Chigi del 24 aprile, la disponibilità a rivedere le procedure della legge di bilancio. Vale la pena sottolineare che il nuovo concorso straordinario permetterà la stabilizzazione dei precari con 36 mesi solo in coda a coloro che risultino nelle graduatorie delle graduatorie di merito dei concorsi svolti nel 2016 e nel 2018, fermo restando l’assoluto rispetto della quota del 50% dei posti destinato alle GAE. Ricordiamo inoltre, ancora una volta, che oggetto del provvedimento sono docenti che hanno maturato consistente esperienza di lavoro, fattore di cui in ogni settore lavorativo si tiene debitamente conto; è solo grazie a loro se in tante scuole, specialmente del nord Italia, le attività didattiche da anni possono svolgersi regolarmente”.
La Gissi non risparmia però una piccola critica: “se proprio si vuole trovare un limite alle misure previste, è il loro carattere transitorio, mentre un efficace contrasto alla precarietà, valorizzando il lavoro, andrebbe affidato a soluzioni strutturali; per la CISL Scuola, un sistema di reclutamento a due canali (concorsi aperti a tutti – graduatorie in cui riconoscere l’esperienza di lavoro) rappresenterebbe la soluzione più opportuna”.
“Ecco perché, – conclude Gissi – pur considerando molto positiva la soluzione recepita dal decreto varato dal Consiglio dei Ministri, ed essendo pronti a impegnarci in ogni modo perché quel decreto vada in porto senza stravolgimenti, continueremo a sostenere in ogni sede di confronto politico la necessità di costruire un sistema di reclutamento dei docenti che assicuri qualità e stabilità del lavoro e del servizio, andando oltre il consueto dilemma “concorsi sì, concorsi no”, fonte di infinite polemiche, ma di ben poca utilità per chi punta a risolvere seriamente e concretamente i problemi”.
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