Lunedì 9 dicembre saranno sottoposte al Senato le disposizioni urgenti in materia di reclutamento e abilitazione del personale docente della scuola secondaria.
La norma dispone che i crediti relativi alle metodologie e tecnologie della didattica digitale e della programmazione informatica siano certificati dai settori scientifico-disciplinari delle università.
Dalla formulazione, nonostante la sua sinteticità, traspare un modello di scuola non idoneo a interagire con una società in rapida e imprevedibile evoluzione.
Si propongono alcuni spunti per riflettere:
Le problematiche formative della scuola secondaria divergono da quelle universitarie: le prime consistono nella promozione e nel consolidamento delle capacità degli studenti, le seconde riguardano la trasmissione del sapere.
Alla cultura sistemica, che implica l’unicità dei traguardi degli insegnamenti, si contrappone un assetto dipartimentale, parcellizzato.
Le nuove tecnologie dell’informazione hanno invaso il mondo intero, l’hanno modificato profondamente, non solo a livello strumentale: la dimensione dei problemi è cresciuta a dismisura, da cui l’esigenza di abbatterne la complessità con l’introduzione di metodologie di progettazione; il lavoro d’équipe è una costante; il mondo è un villaggio; le relazioni interpersonali sono cambiate e l’argomentare è spesso fuori scena; la multidisciplinarità e l’interdisciplinarità sono ordinariamente utilizzate, la capacità di ricavare informazioni dai dati è essenziale .. e, in particolare, il concetto di disciplina è stato arricchito: il sapere depositato nei sacri testi è affiancato dai problemi che l’hanno generato ed é giustificato dai procedimenti risolutivi.
Questo lo stato di fatto che mostra come limitarsi alle “metodologie e tecnologie della didattica digitale e della programmazione informatica” sia solo un pannicello caldo.
Enrico Maranzana
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