A quali regole dovrà sottostare l’approvazione dell’ormai imminente decreto sulla riforma della scuola?
I riferimenti normativi sono sostanzialmente due: la Costituzione e la legge 400 del 1988.
La Costituzione (articolo 77) è chiara: il Governo può utilizzare lo strumento del decreto legge solo “in casi straordinari di necessità e d’urgenza”.
L’art. 15 della legge 400/88 entra invece molto di più nel merito e aggiunge che “i decreti devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo”.
Il successivo articolo 16 stabilisce anche che tali provvedimenti del Governo non sono soggetti al visto preventivo della Corte dei Conti.
Ma, nel concreto, quali conseguenze può avere tutto ciò sul decreto in arrivo?
Parecchio, almeno secondo noi.
Intanto c’è da dire che – allo stato attuale – l caratteri di necessità e di urgenza sembrano potersi ravvisare solamente sulla questione delle assunzioni, visto che per tutto il resto l’urgenza è quanto meno dubbia dal momento che si tratta di temi che non da oggi sono all’ordine del giorno del dibattito politico relativo al nostro sistema scolastico.
Ma l’aspetto più interessante dell’intera vicenda, che finora non è stato evidenziato da nessun osservatore, è un altro: in realtà il decreto potrebbe essere approvato anche in mancanza di adeguate certezze in materia di copertura finanziaria proprio perchè per i decreti legge non esiste questa forma di controllo preventivo.
A questo punto, il problema della copertura verrebbe ad essere oggetto di esame alle Camere, al momento della conversione in legge. Cosa potrebbe accadere se la Ragioneria Generale dello Stato facesse delle obiezioni serie e fondate?
Certamente il percorso parlamentare si complicherebbe parecchio e sarebbe giocoforza per il Governo ricorrere al voto di fiducia. Il tema diventerebbe squisitamente politico e la partita non riguarderebbe solamente le assunzioni e la carriera dei docenti, ma toccherebbe la stessa sopravvivenza del Governo.
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