È ripresa alle ore 9,30 di giovedì 7 novembre la discussione nell’Aula del Senato del Decreto Scuola 104, già approvato dalla Camera lo scorso 31 ottobre.
Il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha ribadito che il decreto Istruzione “rappresenta una prima risposta alle domande del mondo della scuola. Certo, occorre molto di più, ma il fatto di aver fin dall’inizio voluto un dl ad hoc rappresenta un’inversione di tendenza rispetto al passato. Mi auguro che oggi arrivi un segnale dall’aula, un segno di responsabilità”, ha concluso Carrozza.
Le parole del Ministro sono sembrate anche una risposta all’approccio non proprio positivo dell’esame del provvedimento, cominciato nel pomeriggio del 6 novembre: l’iter di approvazione ha scontato diversi rallentamenti. Prima per l’iniziale mancanza del numero legale, poi per la richiesta della Lega di sentire il parere del Cnel prima di procedere con la discussione del Dl (richiesta votata e respinta). E ancora per l’intervento del M5S che, facendo appello al regolamento, ha reiterato la richiesta di anticipare il voto sulla decadenza di Berlusconi.
Questione quest’ultima che ha avuto lungamente il sopravvento nel dibattito in aula dopo che la senatrice Alessandra Mussolini (Pdl), prendendo la parola, ha denunciato un fatto “grave, inaccettabile” avvenuto in Consiglio di presidenza: “Grasso – ha detto – non è stato imparziale” e la questione della regolarità del voto della giunta sulla decadenza di Berlusconi “non è chiusa”. L’immediata convocazione di un nuovo Consiglio di presidenza é stata invocata da Schifani che ha esplicitamente ammesso che il Pdl “ha grossi problemi politici ad approvare” il dl scuola per la contrazione dei tempi di esame al Senato.
Perplessità, seppure con sfumature diverse, sono state anche espresse da una gran parte dei senatori intervenuti, appartenenti a diversi schieramenti (Pdl, M5S ma anche Pd): “espropriati del diritto di far valere il proprio pensiero”, “ridotti a meri passacarte”, “costretti a tempi inadeguati”.
Posizioni condivise, invece, dalla relatrice del provvedimento, Stefania Giannini. “Questo decreto – ha spiegato illustrandone in Aula i principali contenuti – rappresenta una inversione di tendenza e un’assunzione di responsabilità politica da parte di questo governo. Ho tuttavia una sensazione di frustrazione per non aver potuto approfondire l’esame del testo anche al Senato per eventualmente emendarlo in tutti i punti critici”. Per Giannini sono due i punti deboli e riguardano le procedure applicative e la copertura. “C’é – ha spiegato -un rinvio eccessivo alle norme contenute in atti secondari da cui dipende l’ efficacia reale del provvedimento. Per questo raccomandiamo al ministro, insieme al Parlamento, di esercitare un’attenzione vigile. Quanto ai 450 milioni circa di copertura finanziaria, a cui vanno aggiunte altre risorse che partiranno da 2015, la sensazione è che non si sia riusciti a ottenere una vera sintesi tra le esigenze di certezza di risorse e il motivato intento di non scaricare i costi di queste misure cui contribuenti”. Il riferimento è all’aumento delle accise su birra e alcolici. “Vorrei immaginare – ha concluso a questo proposito Giannini – un’Italia sobria e istruita che indulge alla tradizione del buon bere per cultura e non per sostenere le misure sulla scuola”.
Il voto definitivo sul provvedimento è previsto, salvo sorprese, nelle prossime ore: forse già nella giornata del 7 novembre, anche se l’alto numero di interventi e “raccomandazioni”, da valutare se inviare al Governo tramite l’Aula, potrebbero far slittare il via libera al giorno successivo.