Precari

Decreto scuola, per i docenti di religione sì al concorso ordinario con quota riservata ai precari storici

Alla fine, per la stabilizzazione dei docenti precari di religione cattolica non arriverà nell’Aula di Montecitorio né l’emendamento che aveva come ideatore-sostenitore il senatore leghista Mario Pittoni, ma nemmeno un altro proposto da Lepri, Di Giorgi, Prestipino, Berlinghieri (PD), Frate (M5S), sostenuto da alcuni sindacati, con cui si intendeva avviare un concorso riservato ai precari con 36 mesi di servizio e sostenuto economicamente spostando la spesa dal capitolo per gli incaricati a quella dei docenti di ruolo.

L’iter in Commissione

Nel corso dell’esame svolto dalle commissioni Cultura e Lavoro, l’on. Debora Serracchiani (Pd) ha infatti chiesto di accantonare gli emendamenti 1.050 e 1.052; poco dopo, è stato approvato l’emendamento 1.050 a firma Di Giorgi (Pd), che ripropone l’emendamento 1.052 a firma di Gabriele Toccafondi (Pd).

Con l’emendamento n. 1050 al decreto “salva precari bis”, i parlamentari della VII e XI Commissione hanno stabilito un concorso ordinario per gli insegnanti precari di religione da bandire entro il 2020, previa specifica intesa con il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, con circa un terzo dei posti vacanti da assegnare ai precari di vecchia data.

L’emendamento approvato

Una quota non superiore al 35% dei posti disponibili e messi a concorso sarà quindi riservata ai docenti che abbiano già svolto almeno tre anni di servizio.

In attesa dell’espletamento della procedura concorsuale, “continuano ad essere effettuate le immissioni in ruolo dallo scorrimento delle graduatorie di merito” di cui al D.D.G. 2 febbraio 2004.

Snadir: emendamento approssimativo e discriminatorio

Secondo lo Snadir, il più grande sindacato dei docenti di religione cattolica, “i deputati Vittoria Casa (M5S) e Debora Serracchiano (PD), relatrici del disegno di legge C2222, non hanno preso neppure in considerazione la possibilità di un concorso straordinario così come disposto per i precari delle altre discipline”.

Per il sindacato guidato da Orazio Ruscica, anche stavolta si è scivolati nella discriminazione: “il trattamento riservato ai docenti di religione – commenta il sindacalista – non è lo stesso dei loro colleghi precari: per loro, un concorso straordinario facilitato con la prova scritta a risposta multipla, mentre per gli insegnanti di religione è stato stabilito un concorso ordinario con prova scritta e prova orale selettiva”.

Serviva il concorso riservato

Ruscica non le manda a dire: “Riservare il 35% dei posti per coloro che hanno svolto 36 mesi di servizio, è decisamente vergognoso. I precari che insegnano religione non hanno assolutamente bisogno di una quota riservata in un concorso ordinario”.

Secondo il leader dello Snadir, “anche la scelta positiva di prorogare la graduatoria del 2004 è inadeguata perché tale graduatoria sarà attiva soltanto fino alla predisposizione delle nuove graduatorie del concorso ordinario. Difatti, se l’espletamento del concorso ordinario si concluderà entro luglio/agosto 2020, nessuno della graduatoria del 2004 sarà assunto in ruolo perché sarà utilizzata soltanto la nuova graduatoria del concorso ordinario”.

Poche le assunzioni

Il sindacato continua poi a masticare amaro per il mantenimento della quota del 70% per i posti di ruolo: questa scelta, scrive ancora lo Snadir, “non risolverà il problema del precariato degli insegnanti di religione. Infatti dai dati relativi all’organico per l’a.s. 2019/2020 in Campania e in Calabria i posti da utilizzare per concorso ordinario e graduatoria del 2004 saranno rispettivamente 23 e 14 nella scuola dell’infanzia e primaria, 62 e 10 nella scuola secondaria di primo e secondo grado. Quindi dalla graduatoria del 2004 entrerebbero in ruolo soltanto pochissimi docenti rispetto ai 1.000 presenti in Campania e ai 416 in Calabria nella predetta graduatoria”.

Ricorsi in arrivo?

Nel caso in cui dovesse diventare legge l’emendamento su cui hanno dato l’assenso le commissioni congiunte della Camera, lo Snadir ha annunciato già che “proporrà iniziative per la tutela dei precari, sia presso i tribunali interni che presso le corti europee per la tutela del principio di uguaglianza e non discriminazione, tutelati dalla nostra carta costituzionale,  dalla carta di Nizza e dalla clausola 4 della direttiva 1999/70”.

Alessandro Giuliani

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