Il decreto scuola 126 del 29 ottobre contiene tra l’altro anche le disposizioni necessarie a far funzionare la complessa macchina dei concorsi che, stando anche a quanto si legge nella relazione tecnica, dovrebbe avere un costo piuttosto modesto nonostante l’elevato numero di candidati previsto (sempre nella relazione si ipotizzano 100mila partecipanti).
Il comma 11 dell’articolo 1 della legge prevede che una parte non secondaria del lavoro venga svolta in modo del tutto gratuito: si tratta della redazione e della validazione dei quesiti della prova scritta che saranno affidate ad un comitato tecnico-scientifico ai cui membri – chiarisce il successivo comma 12 – “non spettano compensi, emolumenti, indennità, gettoni di presenza o altre utilità comunque denominate, fermo restando il rimborso delle eventuali spese”.
Il medesimo comma 11, alla lettera f) sottolinea anche il bando di concorso dovrà stabilire l’ammontare dei diritti di segreteria dovuti per la partecipazione alla procedura concorsuale “in maniera da coprire integralmente ogni onere derivante dall’organizzazione della medesima”.
Insomma i costi del concorso saranno a carico non dell’Amministrazione scolastica ma degli stessi candidati.
Va anche detto che l’esperienza dell’ultima tornata concorsuale, con decine e decine di commissari e presidenti che dimessisi e sostituiti nel corso dei mesi anche a causa dei modestissimi compensi, non è servita a molto; il decreto, infatti, conferma che per le commissioni i compensi sono sempre gli stessi e cioè:
2.500 euro per il presidente
2.100 euro per ciascuno dei due commissari
1.670 euro per il segretario.
Ovviamente le cifre sono da intendersi al lordo e quindi, nel concreto, vanno praticamente dimezzate.
Se si considera l’impegno e la responsabilità che l’incarico comportano si tratta di un riconoscimento poco più che simbolico, tanto che sta diventando sempre più difficile formare le commissioni.
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