Attualità

Decreto scuola: saltano (forse) le nuove regole per il CSPI; la Presidenza della Repubblica non le avrebbe gradite

La notizia che nel decreto scuoia in arrivo ci fosse anche un articolo destinato a modificare la composizione del CSPI aveva fatto parecchio discutere nelle ultime ore, ma il comunicato diramato in serata dal Ministero dell’Istruzione e del Merito sta ridimensionando molto la questione.
Nel documento, infatti, non si fa alcun accenno alla misura e questo fa pensare che, alla fine, il Governo abbia preferito stralciare questa norma.
L’idea di inserire una modifica così rilevante sulla composizione del principale organo collegiale della scuola pare non sia piaciuta ai tecnici della Presidenza della Repubblica che avrebbero osservato che lo strumento del decreto legge non sarebbe coerente con le finalità della norma: i decreti legge, infatti, si giustificano sempre con motivi di  necessità e urgenza mentre, secondo il Quirinale, una materia del genere dovrebbe essere, più correttamente, affrontata con una legge ordinaria.
Questo non esclude che, in fase di conversione in legge del decreto, il Governo possa proporre al Parlamento una modifica al decreto stesso.
Comunque per ogni ulteriore commento è meglio attendere la pubblicazione ufficiale del testo del provvedimento.

Per intanto il PD ha deciso di “portarsi avanti” sulla questione.
Irene Manzi, responsabile scuola dem, ha diramato un comunicato di questo tenore: “Sembrerebbe che il Ministro Valditara, con il decreto scuola, voglia mettere le mani sul CSPI, l’organo più importante di garanzia del sistema d’istruzione. In ossequio all’attitudine di questo governo di cambiare le regole per togliere autonomia ad enti terzi, il decreto approvato oggi in Consiglio dei ministri prevederebbe, infatti, l’aumento dei componenti nominati dal Ministro, lasciando invece inalterati i membri eletti dal mondo della scuola”.
“La cosa ancora più grave – aggiunge Manzi – è che si sono concluse da poco le elezioni per il rinnovo dell’organismo e non si è avviato alcun tipo di confronto in tal senso con il mondo della scuola. E non c’entra nulla la scusa di garantire maggior pluralismo: pare piuttosto il tentativo maldestro di condizionare i pareri di un organo consultivo indipendente. Ancora una volta il Ministro agisce per colpi di mano, in modo unilaterale e senza condivisione”.

Reginaldo Palermo

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