Il commento delle organizzazioni sindacali del comparto sul decreto scuola è duro, anzi di più. A leggerlo bene sembra quasi una dichiarazione di guerra.
Secondo i sindacati è stato “eluso l’impegno riguardante le misure da inserire nella legge di bilancio sul sistema delle abilitazioni e per la valorizzazione professionale di docenti e Ata”.
“Un governo che sottoscrive un accordo e assume degli impegni davanti ai lavoratori – proseguono – deve essere coerente e rispettarli fino in fondo. Ciò significa anche farsi carico in modo attivo di garantire sugli impegni assunti il necessario consenso in Parlamento, pena il venir meno di credibilità e affidabilità del Governo stesso”.
“Quella che si sta delineando – dichiarano ancora i 5 sindacati – è invece una situazione grave e assai preoccupante, suscettibile di vanificare il buon lavoro fatto ai tavoli di confronto col MIUR nei mesi scorsi”: il riferimento al buon lavoro fatto nei mesi scorsi fa pensare che per le organizzazioni sindacali il decreto approvato “salvo intese” ai primi di agosto era molto più soddisfacente di quello sta uscendo dal dibattito parlamentare.
E siccome il decreto dei primi di agosto non è poi andato a buon fine per l’opposizione del M5S, viene da dire che – a conti fatti – ai sindacati piacevano molto di più le soluzioni proposte dalla Lega e dal senatore Pittoni in particolare.
Ma l’aspetto che le organizzazioni sindacali considerano particolarmente grave riguarda un’altra questione ancora: “Le invasioni di campo su materie contrattuali ci riportano ad anni e contesti politici che credevamo superati e che vengono inopinatamente riproposti, un passo indietro che tende ad azzerare quanto di positivo abbiamo realizzato in materia di valorizzazione delle relazioni sindacali”.
In conclusione i sindacati chiedono un confronto urgente col Ministro in modo da poter incidere in qualche modo sul dibattito parlamentare in corso.
Speranza del tutto comprensibile ma forse vana perchè ormai i tempi sono davvero molto stretti ed è probabile che al Senato sul decreto venga posto il voto di fiducia e che il dibattito ne risulti molto compresso.
Roma, 3 dicembre 2019