Anche il 27 novembre la Camera si è concessa una giornata di pausa nell’esame del decreto scuola.
Ma intanto i sindacati del comparto firmano un comunicato unitario per protestare di non essere stati adeguatamente coinvolti nel prosieguo dell’iter parlamentare del provvedimento.
La protesta dei sindacati parte da un dato di fatto: sulla materia oggetto del decreto scuola si era aperta un’ampia interlocuzione su diversi tavoli di confronto.
“Quando da quei tavoli scaturisce un’intesa – dichiarano ora – ministro e governo hanno la responsabilità di farsene carico assicurandole il massimo sostegno in sede legislativa”.
In particolare i sindacati chiedono al ministro Fioramonti di “attivarsi perché il decreto legge 126/2019, cui è affidata l’applicazione di un’intesa, [il riferimento è all’accordo del 24 aprile e a quello del 1° ottobre] mantenga piena coerenza con i suoi contenuti, senza essere stravolto da emendamenti che vanno in direzione diversa o addirittura contraria, vanificando gli obiettivi per i quali le misure sono state pensate e inserite nel provvedimento”.
“È inammissibile – scrivono Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda – che i sindacati, nella più totale assenza di necessari momenti di verifica e di confronto, debbano apprendere dalla lettura degli atti parlamentari del moltiplicarsi di proposte emendative, talvolta avanzate da esponenti di maggioranza, chiaramente in conflitto con le finalità originarie del decreto e con le intese cui dev’essere data attuazione”.
Ma quali sono gli aspetti del decreto che non piacciono ai sindacati?
“Ci sono lacune da colmare e punti importanti su cui non sono ammissibili cedimenti – si legge nel comunicato – dalla questione dei facenti funzione di DSGA, alla tutela della continuità didattica per i docenti diplomati, alle misure straordinarie per la stabilizzazione di tutti gli insegnanti precari, compresi i docenti IRC. Addirittura ci sono proposte che invadono pesantemente la sfera delle prerogative contrattuali in materia di mobilità del personale”.
I sindacati non si limitano a chiedere risposte chiare sul decreto scuola ma rivendicano anche l’apertura immediata di un tavolo di confronto le definizione di un nuovo sistema di abilitazione all’insegnamento, come era stato concordato il 1° ottobre quando Fioramonti si era impegnato ad affidare la materia ad un disegno di legge di iniziativa governativa.
Al di là delle proteste sindacali va però rilevato che l’esame del provvedimento sembra procedere un po’ troppo a rilento.
Il rischio è che al Senato i tempi siano troppo stretti con la conseguenza di dover comprimere lo spazio per il dibattito e l’inevitabile ricorso al voto di fiducia.
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