Approvate dalla VII Commissione della Camera le bozze di decreto applicativi della legge 53: si tratta, come è noto, dei decreti sulla formazione iniziale del personale docente e sul sistema di istruzione del secondo ciclo. L’opposizione, pur esprimendo parere contrario, ha partecipato al voto. Commenta Fabio Garagnani (Forza Italia) che nei giorni scorsi aveva presentato i provvedimenti in Commissione: “Sono due buoni decreti; con quello sul secondo ciclo si apre finalmente la strada alla prima riforma della scuola superiore, a 80 anni di distanza dalla storica Riforma Gentile; il decreto sulla formazione iniziale pone invece le basi per una avere nella scuola personale più preparato”.
Di parere opposto i parlamentari dell’opposizione (il comunicato porta la firma di Alba Sasso – DS, Antonio Rusconi – Margherita e Titti De Simone – Rifondazione) che dichiarano compatti: “Abbiamo detto no a un decreto che condanna a un precariato perenne gli abilitati presenti nelle graduatorie permanenti che non saranno mai assunti, visto che nel testo non si fa alcun accenno a quel piano di assunzioni che il governo si era impegnato a presentare entro il 30 settembre con la legge 143 e il decreto del luglio scorso. E no a un decreto sul secondo ciclo, già bocciato dalla Conferenza stato/regioni, dall’Unione delle province italiane e dall’associazione dei comuni italiani, confuso e non chiaro sul percorso dell’istruzione/formazione professionale, che costringe ragazze e ragazzi a una scelta precoce e che prefigura due percorsi separati”.
In realtà la decisione dei deputati dell’Unione di partecipare al voto potrebbe non piacere molto al “movimento anti-moratti” che si aspettava forse una posizione più dura e intransigente.
“Come opposizioni siamo stati presenti – ci spiega Alba Sasso – abbiamo argomentato le nostre posizioni, e abbiamo votato conseguentemente”.
“Del resto – prosegue la parlamentare – anche se avessimo disertato il voto, nulla sarebbe cambiato e il decreto sarebbe passato ugualmente: non credo pertanto che la scelta di votare contro piuttosto che assentarsi possa essere letta come un segnale di cedimento o di debolezza”. Adesso non resta che aspettare fino a venerdì, quando il Consiglio dei Ministri approverà in via definitiva i due decreti accogliendo quasi certamente la raccomandazione formulata da Camera e Senato di dare avvio alla riforma del secondo ciclo già dal prossimo anno scolastico, almeno in forma sperimentale.
A quel punto il percorso della legge 53 potrà dirsi virtualmente concluso anche se è difficile fare previsioni sulla sua reale attuazione per la quale potrebbe mancare la collaborazione delle Regioni.