Del Documento di Economia e Finanza la Flc-Cgil dà un giudizio nettamente negativo anche se, per il momento non si parla di mobilitazione.
Secondo il sindacato di Francesco Sinopoli il DEF è il classico caso di una “arrampicata sugli specchi per dire che, se si potrà, si interverrà su questo o quel segmento ma senza alcuna spesa”.
“La ormai famosa locuzione che imperversa nei documenti ministeriali, ‘nell’ambito delle risorse previste a legislazione vigente’ – si legge nel comunicato Flc – viene ripetuta ossessivamente ad ogni manifestazione di buoni propositi: per incrementare l’inclusione, per aumentare il tempo pieno e prolungato nelle scuole, il diritto allo studio, la crescita professionale del personale e così via”.
Il testo del Def 2018 – osserva il sindacato – parla della necessità di un serio intervento di “sostegno ai redditi” salvo poi non prevedere nessuno stanziamento per il rinnovo del contratto dei pubblici dipendenti.
Nel DEF, aggiunge ancora la FLC, “si dimentica di fare cenno alle risorse per l’assegno perequativo che, nel contratto 2016-2018, ha consentito la salvaguardia salariale delle fasce stipendiali più basse”.
“Nel documento – sostiene la Flc – ci sono solo molte parole, buoni propositi, elenchi di cose già messe in cantiere e che non costino (revisioni esami, bandi di concorso già programmati e che forse con fatica andranno a buon fine come per i DSGA), forse aumento del tempo pieno e prolungato (se ci sono le condizioni), formazione per il personale ATA (a risorse invariate) e così andando. Vedremo alla prova dei fatti. Noi saremo in campo per rivendicare un vero cambiamento già nella legge di stabilità”.
Il sindacato di Francesco Sinopoli coglie anche l’occasione per mettere in guardia il Governo che sembra intenzionato ad attribuire ad alcune regioni specifiche competenze come peraltro previsto dall’articolo 116 della Costituzione.
“La cosa – si legge nel comunicato Flc – ci riguarda da vicino perché anche l’istruzione dovrebbe essere devoluta alle regioni che lo richiedono. Ma su questo è bene che il Governo rifletta attentamente e si fermi perché il diritto all’istruzione, per il quale occorre ancora individuare i livelli essenziali di prestazione (lep) perché esso sia garantito in maniera uguale su tutto il territorio nazionale come prevede la Costituzione, non è regionalizzabile”.
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