Il Def 2019, ha confermato il quadro desolante, ma assolutamente prevedibile. Assolutamente prevedibile. Le parole, le dichiarazioni sono azzerate dai numeri. Meglio dalle regole che in uno stato democratico rimandano alla normativa vigente.
Il def 2019 ha dedicato una finestra al rinnovo dei contratti pubblici. Si legge a pagina 31
“Fra i fattori di incremento della spesa si segnala il rinnovo contrattuale per il triennio 2019-2021 che prevede, in base alle risorse stanziate dalla legge di Bilancio per il 2019, incrementi dell’1,3 per cento per il 2019, dell’1,65 per cento per il 2020 e dell’1,95 per cento complessivo a decorrere dal 2021. Considerato che la stagione contrattuale 2016-2018 non è ancora conclusa, la previsione sconta l’ipotesi che i CCNL per il triennio 2019-2021 verranno sottoscritti a decorrere dal 2020. Con riferimento al nuovo triennio contrattuale, per l’anno 2019 è stata considerata la sola spesa per l’anticipazione contrattuale decorrente dal mese di aprile (corrispondente sostanzialmente all’indennità di vacanza contrattuale prevista dal precedente ordinamento) …”
Lo stralcio rappresenta la pietra tombale per i proclami al vento. Quasi tutti fanno riferimento all’adeguamento degli stipendi degli insegnanti alla media europea (Di Maio, Zingaretti…). Dichiarazioni basate sul nulla! In uno stato di diritto, sono le leggi a stabilire le regole. Dura lex, sed lex.
Il riferimento normativo che prevede aumenti esigui è il D.Lvo 29/93. Il disposto ha ingabbiato gli aggiornamenti economici di tipo contrattuale al tasso di inflazione programmato, quindi non reale. A medio termine, le previsioni non sono positive. Il Pil tenderà a non crescere, il nostro debito pubblico non diminuirà e l’inflazione programmata rimarrà un esercizio a tavolino, lontana dalla realtà. Tutto questo comporterà salari bassi che dovranno restare tali in un regime di una moneta unica, che impedisce le storiche svalutazioni competitive.
Tutto questo è a conoscenza dei sindacati che però, continuano a distrarre i docenti, puntando sull’effetto (contratti) e non sulla causa dei problemi (D.Lvo 29/93).
di Gianfranco Scialpi
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