Il Documento di Economia e Finanza (Def) per l’anno 2023, il primo redatto dal Governo Meloni, presentato dalla presidente del Consiglio Meloni e dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti è stato approvato la scorsa settimana, per la precisione martedì 11 aprile, dal Consiglio dei Ministri.
“Per il 2024, le proiezioni di finanza pubblica mostrano che, dato un deficit tendenziale del 3,5 per cento, il mantenimento dell’obiettivo del 3,7 per cento del Pil creerà uno spazio di bilancio di circa 0,2 punti di Pil, che sarà destinato al Fondo per la riduzione della pressione fiscale, al finanziamento delle cosiddette ‘politiche invariate’ a partire dal 2024 e alla continuazione del taglio della pressione fiscale nel 2025-2026, e concorrerà a una significativa revisione della spesa pubblica e a una maggiore intesa tra fisco e contribuente”, si legge in un comunicato stampa di Palazzo Chigi.
Nella premessa, si sottolinea che le previsioni di crescita sono “di natura estremamente prudenziale”: di conseguenza, è lecito attendersi “un aumento del tasso di crescita del Pil e dell’occupazione che vada ben oltre le previsioni del Documento”.
“Abbiamo di fronte a noi grandi sfide, dai cambiamenti climatici alla crisi demografica della popolazione italiana, ma anche notevoli opportunità di aprire una fase di sviluppo del nostro Paese all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità ambientale e che investa non solo la sfera economica, ma anche l’inclusione per ridurre i divari siano essi generazionali, territoriali o di genere. Le riforme avviate, a cominciare da quella fiscale, intendono riaccendere la fiducia degli italiani nel futuro, tutelando le famiglie e la natalità e, riconoscendo lo spirito imprenditoriale quale motore di sviluppo economico, promuovendo il lavoro quale espressione essenziale dell’essere persona. La prudenza di questo Documento è, quindi, ambizione responsabile”, ha scritto nel documento Giorgetti.
Ma cosa è il Def? Quali novità porta? Qual è la differenza tra Def e Legge di Bilancio? Di questo e molto altro discute il vice direttore della Tecnica della Scuola, Reginaldo Palermo, con una panoramica generale sul documento e una piccola analisi delle conseguenze della sua approvazione per la scuola.
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