Con 272 voti favorevoli e 122 contrari, ieri la Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza sul Documento di Economia e Finanza 2019, il principale strumento di programmazione della politica economica del Governo.
Per il momento di rinnovo contrattuale non si parla, nella migliore delle ipotesi è tutto rimandato al 2020.
“Considerato che la stagione contrattuale 2016-2018 non è ancora conclusa – si legge infatti nel documento – la previsione di spesa sconta l’ipotesi che i CCNL per il triennio 2019-2021 verranno sottoscritti a decorrere dal 2020”.
D’altra parte nella legge di bilancio per il 2019 non sono neppure state previste le risorse necessarie a garantire il rinnovo dei contratti di 3 milioni di dipendenti pubblici; e il DEF conferma: “Con riferimento al nuovo triennio contrattuale per l’anno 2019 è stata considerata la sola spesa per l’anticipazione contrattuale decorrente dal mese di aprile (corrispondente sostanzialmente all’indennità di vacanza contrattuale prevista dal precedente ordinamento) e per la corresponsione dell’elemento perequativo decorrente dal mese di gennaio 2019”.
Il DEF indica anche gli incrementi che si prevedono: 1,3 per cento per il 2019, 1,65 per cento per il 2020 e 1,95 per cento complessivo a decorrere dal 2021.
Con il precedente contratto l’incremento era stato pari al 3,5% circa e aveva portato in media un aumento di 85 euro ai dipendenti pubblici. Basta quindi un semplice calcolo per capire che, questa volta, l’aumento non supererà neppure i 50 euro, calcolati come sempre al lordo delle ritenute: in pratica non si andrà molto al di là di una trentina di euro netti, dai quali dovrà però essere detratta l’indennità di vacanza contrattuale che erogata a partire da questo mese e leggermente incrementata dal prossimo luglio.
Questo, almeno, è ciò che dicono i numeri in questo momento.
Ma per capire se qualcosa potrà cambiare bisognerà attendere la prossima legge di bilancio.
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