Sul Def, interviene anche la Flc Cgil che sottolinea i tagli all’istruzione, al contrario degli investimenti di guerra, in aumento.
“La spesa per l’istruzione negli anni 2022-2025 – così mette in programma il Governo nel Documento di Economia e Finanza – passa dal 4 al 3,5% del PIL.
Si mettono in cantiere ancora tagli sull’istruzione mentre, senza remore, si programmano investimenti di guerra per 15 miliardi di euro in più fino al 2026: esattamente i 7,5 miliardi di euro in meno destinati in un quadriennio all’istruzione. Si rinnova così una politica che ha i suoi precedenti nefasti nel 2008 quando si mandarono a casa ben 130.000 unità di personale, un taglio alle risorse da cui la scuola pubblica si deve ancora risollevare e che gli investimenti del PNRR non riescono neanche a risarcire.
E non va meglio con gli stipendi: se ne programma la riduzione fino al 2025 per una somma equivalente a più di un punto di PIL. Una vera e propria beffa per una categoria di lavoratrici e lavoratori che già soffre di una disparità rilevante rispetto ai colleghi europei e agli altri lavoratori pubblici a parità di titolo di studio e che fatica, con salari già depressi, a recuperare potere d’acquisto di fronte di all’inflazione sempre più elevata.
Dopo due anni di pandemia dunque, quando è diventato chiaro a tutti quanto sia fondamentale per il Paese il nostro sistema di istruzione, dopo tanta retorica sulla sua importanza e pochissime risorse per affrontare l’emergenza, si torna esattamente alla stessa logica ragionieristica dei tagli degli ultimi venti anni.
Non possiamo accettarlo. Lo abbiamo detto e lo ribadiamo, ci batteremo contro l’aumento delle spese militari per affermare quelle che sono le vere priorità del Paese in primo luogo l’istruzione e la ricerca. Resta per noi fondamentale l’investimento di risorse nei nostri settori e la questione salariale, per il personale della scuola, che neppure con il prossimo rinnovo contrattuale potrà ritenersi risolta”.