Le Commissioni Cultura di Camera e Senato hanno dato il via libera al ripristino delle ore di attività didattica negli istituti tecnici e professionali.
Il decreto alla legge 107/2015 quindi, andrebbe a sanare in modo definitivo i tagli operati, come ricorda Italia Oggi, dal decreto-legge 112 del 2008, del ministro dell’istruzione Gelmini. Infatti, il ministero targato Fioroni aveva già tagliato con il decreto 41 del 2007 da 40 a 36 ore settimanali, ma con la riforma Gelmini le ore erano scese da 36 a 32.
Per comprendere un po’ la questione, ecco un breve excursus fatto di sentenze e pareri.
Sulla vicenda, infatti, era intervenuto il TAR, che aveva dichiarato illegittimo il taglio operato dal Ministero, evidenziando che i decreti attuativi dei tagli non indicavano i criteri adottati per effettuare le decurtazioni che si erano tradotte in tagli indiscriminati nelle, quarte e quinte classi con ricadute pesanti sugli organici e sull’utenza.
Parere negativo anche dal Consiglio di Stato, che aveva sottolineato “alla luce del sopravvenuto parere emesso dal Consiglio nazionale della pubblica istruzione l’amministrazione scolastica non avrebbe potuto esimersi dal rideterminarsi sulla definizione dell’orario complessivo annuale delle lezioni delle seconde, terze e quarte classi degli istituti tecnici e delle seconde e terze classi degli istituti professionali”.
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Il collegio, inoltre, si era espresso anche oltre il mero giudizio di legittimità, entrando nel merito, valutando l’opportunità e la convenienza del provvedimento ministeriale. Il giudizio, dunque, come ancora ricorda Italia Oggi, era andato avanti in I grado in sede di merito, sempre in senso favorevole al ripristino delle ore, ma il Miur ha continuato a non recepire e intervenire sulla questione.
Si è arrivati perciò alla sentenza del Tar Lazio, n.3527, con cui i giudici amministrativi hanno annullato i decreti ministeriali che portano i tagli alle ore, nominando contemporaneamente un commissario ad acta per ripristinare la situazione precedente.
Le commissioni parlamentari, dunque, hanno dovuto soltanto verificare se il nuovo decreto fosse conforme alle indicazioni fornite dal TAR.
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