Cresce l’attesa sulle probabili modifiche, previste per la settimana prossima, ai decreti applicativi del comma 181 della Legge 107/2015, l’ultima riforma della scuola.
Il 17 marzo è il termine ultimo per l’espressione dei pareri delle Camere sugli otto schemi di decreto, che dal giorno dopo torneranno al Governo per l’ok definitivo.
Ma quali sono le proposte emendative, anche frutto delle audizioni di sindacati e associazioni del mondo della scuola?
Secondo l’Ansa, già dall’8 marzo potrebbe arrivare qualche “verdetto”. Rispecchiando, così, l’auspicio espresso qualche giorno fa dal ministro dell’Istruzione, secondo cui i pareri dei parlamentari sarebbero giunti attorno al 10 marzo.
Ora, a quanto ci risulta, è stata una previsione ottimistica. Perché ancora non sarebbe quadrato il cerchio su diversi decreti. E si potrebbe arrivare così sino all’ultimo giorno possibile, forse anche ora.
Ad iniziare da quello su valutazione, certificazione delle competenze ed esami di stato. In queste ore – scrive ancora l’Ansa – ancora si discute dell’opportunità o no di dare voti nel primo ciclo: nella riforma si propone di sostituirli con le lettere A-B-C-D-E.
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Più di un dubbio, tra i parlamentari coinvolti, ci sarebbe anche la “media del 6”, come requisito minimo per l’ammissione agli esami di maturità (mentre oggi è indispensabile la sufficienza in tutte le discipline del quinto anno, condotta compresa. Mentre aver partecipato ai test Invalsi, a prescindere dall’esito, resterebbe, invece, passaggio necessario.
Nel decreto su formazione e reclutamento modifiche dovrebbero riguardare sia i tempi della fase transitoria, che durerà almeno fino al 2020, sia i precari non abilitati con più di 36 mesi di servizio: sono i docenti non di ruolo inseriti oggi solo nella terza fascia d’istituto, in possesso però dei titoli di accesso e del servizio minimo per rivendicare l’immissione in ruolo.
Sostanziali cambiamenti sono attesi anche nel decreto relativo all’inclusione scolastica degli alunni disabili: il tetto degli studenti per classe dovrebbe tornare a 20 e correzioni dovrebbero consentire un maggior coinvolgimento delle famiglie nei “luoghi di decisione” oltre che “sanare” la questione dell’esame di terza media (al centro delle polemiche la previsione di un attestato di credito formativo agli alunni disabili invece del diploma di licenza).
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