Organizzare in Parlamento una serie di audizioni sulle otto deleghe approvate dal CdM con parti sociali, studenti, famiglie, docenti, dirigenti scolastici e sindacati.
È l’obiettivo che si è posto pubblicamente il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, lunedì 16 gennaio, parlando a Salerno a margine di una manifestazione a Palazzo di Città.
“Le deleghe che abbiamo approvato nel consiglio dei ministri di sabato dovrebbero arrivare alle Camere che nel rispetto della loro funzione programmeranno le audizioni. In parallelo non solo il ministero sarà presente alle audizioni che faranno le Camere, ma ci adopereremo particolarmente per coinvolgere tutti i soggetti che sono interessati e che fanno la qualità del risultato”, ha assicurato il responsabile del Miur.
“Quando si vogliono fare cose molto importanti, significative, di innovazione, come secondo me sono i contenuti di queste deleghe, bisogna farlo con i soggetti che poi le devono realizzare. Il coinvolgimento è decisivo per l’efficacia e la realizzazione piena di queste riforme”.
Largo dunque al dialogo: “il mio impegno è quello di arrivare all’attuazione delle otto deleghe esattamente con il massimo possibile di condivisione da parte di tutti i soggetti”.
Il ministro avrebbe “preferito avere uno spazio ulteriore per poter incontrare tutti i soggetti della scuola: le famiglie, gli studenti, non solo gli insegnanti e le organizzazioni sindacali, i presidi, i dirigenti scolastici, insomma tutte le componenti della scuola per poter già predisporre il primo invio delle deleghe al consiglio dei ministri in maniera un po’ più condivisa”.
Ciò non è stato possibile, vista l’imminente scadenza dei tempi delle deleghe approvate dal Governo in piena zona “Cesarini”.
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“Questo, comunque, – assicura il ministro – è l’impegno che rimane: in questi tre mesi l’azione che faranno sicuramente le due commissioni di Camera e Senato ma anche quello che farà il ministero e il governo è proprio quello di dare ampio spazio al confronto di merito perché vogliamo arrivare nella parte finale – quando porteremo le deleghe al Consiglio dei ministri per il varo definitivo – che tutto sia il più largamente conosciuto, condiviso. Tutti sappiamo una cosa fondamentale: se vogliamo davvero una scuola come tutti la vogliono, di qualità, capace di stare all’interno dei processi e quindi anche delle caratteristiche dei sistemi di istruzione formativi europei, noi abbiamo bisogno che chi deve attuare le riforme le abbia conosciute e condivise perché poi allora diventi efficace”.
Rimane da chiedersi per quale motivo, visto che si vuole ascoltare l’ampio numero di soggetti e parti coinvolte nella Scuola italiana, ci si sia ridotti all’ultimo giorno per approvare i testi delle deleghe: proprio poiché sono non definitivi e modificabili, non sarebbe stato meglio predisporre il confronto in autunno?
Il rischio, considerato il ridottissimo tempo a disposizione, è che poi a decidere sia il Governo. Il quale, per non scontentare nessuno, potrebbe fare come ha fatto sinora: di testa propria. Speriamo di sbagliarci: in tal caso, saremmo ben lieti di ammetterlo.
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