Sulle otto deleghe della Buona Scuola, il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli intende confrontarsi con parti sociali, studenti, docenti e genitori.
Con loro, quindi, il Miur ha intenzione di apportare le modifiche finali al testo delle otto deleghe approvate il 14 gennaio dal Consiglio dei ministri.
Lo ha detto, a chiare lettere, il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, secondo la quale “oggi comincia un percorso: è un punto di partenza. Aver dato il primo via libera in Cdm non significa pensare che i testi siano chiusi: lavoreremo nelle Commissioni parlamentari per ascoltare in audizione tutti i soggetti coinvolti” in modo che “i testi finali saranno frutto della massima condivisione possibile“.
Nel corso di un’intervista a RaiNews24, il ministro Fedeli ha aggiunto che “è stato importante, a due giorni dalla scadenza, avere queste deleghe. Ma altrettanto importante è che ora parta un ascolto vero di tutti i soggetti che vivono nella comunità scolastica, ma anche dei genitori“.
Secondo Fedeli, questo lavoro lo “dovranno fare le commissioni parlamentari, ma sarà seguito da me e da tutto il Ministero: è particolarmente importante. Noi dobbiamo costruire un clima di condivisione, la massima condivisione possibile, perchè la scuola è centrale per tutti coloro che vi operano ma anche decisiva per tutto il paese. Se non investiamo sugli studenti e sulla scuola, facciamo fatica a creare le condizioni affinchè ci sia un lavoro di qualità”.
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Il ministro ha detto anche che l’Italia è “avanti nel panorama internazionale sul terreno dell’inclusione, l’Europa guarda alla nostra esperienza in questo, ma purtroppo siamo indietro sul terreno dei laureati: su questo dobbiamo spingere tantissimo e togliere tutti gli ostacoli che impediscono l’accesso all’istruzione universitaria”.
In Consiglio dei Ministri c’è stato “un clima molto positivo”, hanno fatto sapere alcuni fonti Miur riprese dall’agenzia Ansa: tali fonti precisano che “con riferimento alla delega sull’istruzione 0-6 anni” come il ministro, Valeria Fedeli, “non abbia parlato di educazione di genere, ma, nell’ambito delle finalità della legge, di rispetto delle diversità, di accoglienza e di accesso all’educazione per tutte le bambine e i bambini secondo i principi previsti dall’articolo 3 della Costituzione. Ovvero senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione”.
Ecco le altre indicazioni che giungono dal Miur: “i programmi di studio non erano oggetto di delega“.
Inoltre, “sulla bocciatura o meno alla primaria c’è stato effettivamente un dibattito in cui tutti sono stati concordi sulla necessità di sostenere quanto più possibile gli alunni con più difficoltà. Infatti nel decreto, che lascia immutate le norme attuali, si prevede che l’alunno può essere non ammesso solo in casi eccezionali e comprovati”.
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