Le proteste contro l’approvazione delle deleghe proseguono più vivaci che mai.
Sono tanti i comunicati e i messaggi che in queste ultime ore sono arrivati alla nostra redazione.
I docenti del Comitato 8000 esiliati, per esempio, ci informano di aver scritto al Capo dello Stato, chiedendo un Suo intervento in merito alle disparità di trattamento di cui sono state vittime prima in fase d’assunzione e poi di mobilità.
La Rete dei 65 movimenti, che in questi mesi ha preso posizione più di una volta nelle diverse fasi di discussione e di approvazione delle deleghe, denunciano ancora una volta che “i decreti delegati della Buona Scuola sono un attacco al midollo della nostra democrazia, poiché sottraggono opportunità di educazione e istruzione ai giovani cittadini italiani e rispondono esclusivamente a esigenze poco nobili di bilancio, corporativismo, precarizzazione e privatizzazione spinta”.
“La Rete – si legge in un recentissimo comunicato – ha anche scritto al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, perché non firmi il decreto delegato 378, che riguarda la riforma dell’inclusione scolastica e chiede la sua riscrittura in sede di Osservatorio Permanente per l’Integrazione degli studenti con disabilità al MIUR, l’unico organismo di consulenza legislativa veramente idoneo a vagliare qualsiasi testo in una materia così delicata”.
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I “Nastrini rossi” parlano di un “ennesimo atto di forza di chi ci governa contro la scuola, i suoi studenti ed i lavoratori”.
“La delega sull’inclusione – sottolineano in particolare i docenti del gruppo Nastrini rossi – non ci piace perché elimina quei passaggi fondamentali di vera inclusione a scuola degli alunni con disabilità: dalla scomparsa del documento che permette l’osservazione nel contesto scolastico dello studente disabile in un’ottica di funzionalità dinamica, all’eliminazione del gruppo di lavoro attivo in ogni classe”.
Ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali firmatarie del contratto nazionale del comparto scuola si rivolgono invece i Docenti vittime della 107 che si dichiarano pronti a revocare le tessere sindacali e chiedono di essere adeguatamente rappresentati in sede di firma del prossimo contratto sulla mobilità, con misure che li tutelino (mobilità con precedenza su tutti i posti derivanti dalla trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto e mobilità senza vincoli e su tutte le classi di concorso per le quali si possiede abilitazione).
La sensazione è che ci sia in questo momento una certa frammentazione fra gruppi, movimenti e associazioni che si stanno opponendo alle deleghe della legge 107. Nel frattempo, almeno in questa fase, è scomparso dalla scena il Comitato della LIP che, per un certo periodo, aveva rappresentato un punto di riferimento importante per il variegato movimento del “no legge 107”.
E peraltro i sindacati di base non sembrano pienamente in grado di coagulare la protesta: lo sciopero di inizio maggio potrebbe rappresentaro un punto di svolta. Non resta che aspettare.