L’intero Paese è sgomento a causa dell’assurda strage di Paderno Dugnano. Com’è noto, purtroppo, un ragazzo di diciassette anni ha sterminato la propria famiglia composta da fratello, padre e madre. Il giovane ha detto di aver sentito dentro di sè un malessere e ha confessato l’omicidio praticamente subito.
A dire la sua in merito è stato un docente di scuola superiore, Sandro Marenco, noto sui social, che insegna in un istituto superiore. Quest’ultimo ha fatto una riflessione su Instagram: “Poteva essere un mio alunno”, ha scritto, riferendosi al giovanissimo assassino.
“Quel ragazzo di 17 anni poteva essere un mio alunno. È la prima cosa che ho pensato appena ho letto la notizia della strage di Paderno. La mia paura è che, così come i suoi prof non si sono accorti del suo disagio, possa succedere anche a me. Non è per niente facile ‘vedere’ il dolore degli altri ma immagino come si possano sentire i colleghi a cui, per questo, va il mio abbraccio sincero. Mi sento anche tanto vicino al ragazzo e ai suoi nonni, vorrei poter abbracciare e accarezzare anche il loro dolore”, queste le sue parole intrise di tristezza. I docenti possono davvero riuscire a vedere questo tipo di dolore “nascosto”? Ovviamente non è facile.
Poi, il docente ha fatto un appello al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara: Mi sento di voler fare una richiesta al Ministro Valditara affinché possa aiutarci ad essere pronti e preparati per conoscere, riconoscere e accogliere le malattie mentali e i mali dell’anima. Lasciamo da parte un attimo la digitalizzazione e formiamoci sulla umanizzazione”.
Il ragazzino tra tre settimane compirà diciott’anni. Il giovane avrebbe detto ai giudici di sentirsi “oppresso” dalla famiglia e per liberarsi da questa sensazione l’avrebbe eliminata. Il 17enne, che frequenta il liceo scientifico, sarebbe un genio della matematica ma, come riporta La Repubblica, era uscito con un debito proprio in matematica. E alla domanda, ieri, degli investigatori, se questo può aver avuto un peso nella sua deriva omicida, lui ha scosso la testa.
Il ragazzo in passato ha partecipato alle finali nazionali dei giochi di matematica. “Il mio Einstein”, lo chiamava la madre. “Frequentava l’ultimo anno di liceo, è un ragazzo tranquillo, sveglio, a posto. Fa sport. L’ultima persona da cui ti aspetti che possa fare del male” lo descrive un amico. Anche gli insegnanti dei ragazzi dicono che erano entrambi tranquillissimi. La scuola al momento cerca di serbare il silenzio.
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