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Denatalità, nel 2050 due milioni di giovani in meno: è come affondare la Sicilia. Pure Bianchi ora vorrebbe meno alunni per classe

A seguito della denatalità sempre più marcata, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi qualche giorno fa aveva dichiarato la volontà di ridurre la classi, provocando la stizzita reazione dell’ex numero uno dello stesso dicastero Lucia Azzolina. Il 12 maggio, intervenendo alla prima giornata di lavori degli Stati della Natalità, in corso all’Auditorium Conciliazione di Roma, Bianchi è tornato sull’argomento e ha cambiato non poco il programma che a partire dall’attuale Esecutivo si vorrà seguire per la scuola pubblica.

L’obiettivo : diminuire la numerosità delle classi

“Abbiamo voluto prenderci un impegno importante, anche per i prossimi governi”, quello “di mantenere tutte le risorse della scuola dentro la scuola sicuramente fino al 2026 con gli obiettivi di diminuire la numerosità delle classi”, ha tenuto a dire.

Il ministro in carica, quindi, non dice più che le classi si ridurranno, ma con la riduzione della “numerosità” (degli alunni) sembra volere andare incontro a quello che tutti (politici, sindacalisti, genitori e l’opinione pubblica) rivendicano da anni: l’addio alle classi pollaio e la riduzione dei parametri sul nuovo dimensionamento introdotti con la Legge 81 del 2009.

Bianchi, dopo avere ricordato che il Governo intende anche sviluppare “nuove e innovative attività in questa fase post Covid”, è tornato a spiegare come si si investirà una parte dei fondi provenienti dall’Unione europea con il Pnrr.

L’investimento dell’Italia per la Scuola

“Abbiamo investito e stiamo investendo grandissime risorse: quasi cinque miliardi tra scuola, nidi e infanzia e lo abbiamo fatto proprio intervenendo là dove c’erano più carenze”, ha tenuto a dire il responsabile del ministero dell’Istruzione.

“Lavoriamo quindi per una ripresa della natalità che è anche ripresa e speranza per tutto il Paese”.

Del resto, le proiezioni dell’Istat sono chiare: se non si invertirà la rotta, nel 2050 ci saranno cinque milioni di italiani in meno, tra i quali due milioni di giovani. Ed è come se in meno di 30 anni scomparissero tutti gli abitanti della Sicilia.

In più, soltanto il 52% della popolazione sarebbe in età da lavoro visto che il 16% avrebbe sotto i 20 anni ed il 32% sarebbero pensionati.

Con i nuovi nati che passerebbero dalle attuali 399 mila annue a 298 mila ben lontano dall’obiettivo minimo delle 500 mila per un corretto equilibrio demografico.

Il Papa e Mattarella

Durante la giornata di lavori, sono intervenuti anche Papa Francesco e il Capo dello Stato Sergio Mattarella: entrambi hanno chiesto di arrestare il crollo delle nascite per garantire un futuro sostenibile e di sviluppo al Paese, soprattutto ai giovani.

Secondo Papa Francescole famiglie senza figli” sono “la nuova povertà” che lo spaventa e non vedere il problema della denatalità è “un atteggiamento miope”.

Il presidente Mattarella si è soffermato sulle donne, che “devono affrontare ancora oggi troppi impedimenti e difficoltà per raggiungere una piena parità” ed ha auspicato un “apporto essenziale” tramite la “conciliazione dei tempi di cura della famiglia e dei tempi di lavoro” perchè “non può esservi opposizione tra impegno professionale, attività lavorativa e scelta di maternità”.

“Stiamo facendo quello che ha detto il nostro Presidente – ha replicato il ministro Bianchi – stiamo creando le occasioni per poter lavorare, avere una propria vita, dove ci deve essere la scelta di poter essere genitori” e “per me avere dei nipoti”.

“Noi abbiamo voluto fin da settembre che i ragazzi tornassero in classe in presenza ma con tante tecnologie, sicuramente in modo maggiore rispetto al periodo prepandemico”, ha tenuto a dire ancora Bianchi.

“All’interno dei ritmi scolastici devono esistere peró anche gli esami e quindi il diritto di farsi valutare. Stiamo ricostruendo normalità nella scuola”, ha concluso il ministro riferendosi agli esami di maturità al via il prossimo 22 giugno.

Mentre la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, ha citato l’assegno unico e l’entrata in vigore del Family Act che, a suo dire, “porterà effetti sul medio e lungo termine” sulla ripresa delle nascite e definendolo “la prima riforma integrata delle politiche familiari che decide di investire nelle famiglie ed aprire una prospettiva di futuro”.

Alessandro Giuliani

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