«Io sono l’eterna essenza», motivo per cui non mando mio figlio a scuola, né pago tasse. Inoltre «Tutte le politiche […] della Repubblica Italiana sono di origine fraudolenta». Motivo per cui non riconosco l’istruzione dello stato. Una non meglio precisata setta si affaccia tra le sette del settore.
La Stampa di Torino pubblica una notizia, più che inquietante, bizzarra. Sarebbe stata da poco rilevata una sorta di setta che si chiama “Io sono” i cui adepti, spiegano i carabinieri di Aosta, non riconoscerebbero le politiche dello Stato, mentre gli uomini dell’arma ammettono: «Ne ignoravamo l’esistenza fino a poco tempo fa».
Costoro non riconoscono l’autorità delle istituzioni e quindi nemmeno la scuola che però è servita (talvolta serve dunque) a fare venire alla luce la setta: «Abbiamo denunciato i genitori di una ragazza di 14 anni per la violazione dell’articolo 731 del codice penale, ovvero l’inosservanza dell’obbligo dell’istruzione elementare dei minori». La famiglia vive in Bassa Valle, scrive La Stampa, e i genitori avevano chiesto – e ottenuto – l’autorizzazione di ritirare la figlia da scuola perché si sarebbero occupati direttamente loro della sua istruzione. E questo è consentito dalla legge, ma come ricordano i carabinieri «c’è l’obbligo di far sostenere l’esame di stato di licenza secondaria di primo grado alla figlia minore che ovviamente non si è presentata agli esami». E non poteva farlo perché, per chi ha abbracciato la filosofia de «Io sono eterna essenza», la scuola diffonderebbe «la falsa tesi che la società di diritto privato Repubblica italiano è uno stato […]».
«Con l’indagine – spiegano i carabinieri – abbiamo scoperto che vi sono altre famiglie in Valle d’Aosta che seguono questa dottrina e alcune di queste non riconoscendo lo Stato Italiano si rifiutano di pagare varie bollette di diversi tipi di utenze come ad esempio quella idrica». Per giustificarsi inviano lettere legali, che si possono trovare sul loro sito di riferimento, ioeternaessenza.blogspot.it.
«Alcuni di questi membri – ancora i militari – sono disoccupati e vivono facendo lavoretti in nero, altri sono professionisti e altri hanno attività commerciali». Se non riconoscono lo Stato quando c’è da pagare la situazione cambia quando possono incassare: «Hanno presentato la domanda di contributo economico regionale per il “Bon de Chauffage” – confermano i carabinieri – forse non riconoscono lo Stato Italiano ma hanno maggior simpatia per la Regione Autonoma della Valle d’Aosta».
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