Riceviamo e pubblichiamo il “Manifesto” dei Docenti GaE – Coordinamento Nazionale, che analizza la posizione dei precari storici delle graduatorie ad esaurimento, chiedendo maggiori garanzie e “smontando” la posizione dei neo assunti in fase B e C.
Il gruppo “Docenti GaE: coordinamento nazionale” nasce a tutela, supporto e rappresentanza degli iscritti, precari delle graduatorie ad esaurimento, affinché se ne rispettino i diritti acquisiti. Non si caratterizza né come movimento di protesta contro la L.107 (pur non condividendone diversi aspetti) né condanna i docenti che hanno partecipato al piano di assunzione straordinario. Ben presto, però, il gruppo si è trovato, in numerosissime occasioni, a rintuzzare e respingere le pretese dei neoassunti in fase B e soprattutto in fase C ravvisando nel loro atteggiamento un
tentativo poco corretto di alterare alcune delle regole descritte nella L.107, regole che sono state alla base della delicata e sofferta scelta professionale fatta in estate.
Con il presente documento, il gruppo chiede che non siano sviliti i loro diritti professionali e lavorativi, precisamente
CHIEDE
1. conferma che le future immissioni in ruolo a partire dall’a.s. 2016/2017 siano effettuate sulla base del 50% dalle GaE (provinciali) e 50% dalle nuove GM (regionali) del concorso a cattedra in essere, qualora queste ultime fossero già pronte il 15 settembre 2016 (sostanzialmente, in accordo con quanto ribadito dalla L.107/2015);
2. che non vi siano atti legislativi finalizzati alla diminuzione dei posti per le immissioni in ruolo dei docenti delle GaE;
3. che non vi siano atti legislativi finalizzati alla diminuzione dei posti dell’organico di fatto disponibili per gli incarichi fino al termine delle attività didattiche che, ogni anno, danno lavoro ai migliaia di precari storici;
4. di poter conoscere, con maggiore chiarezza, modalità e tempistica di svuotamento delle GaE Infanzia, contenenti ancora circa 25.000 maestre.
Ad un’attenta analisi, appare palese che il rispetto dei punti appena esposti equivalgono semplicemente al rispetto della dignità professionale e del diritto al lavoro dei docenti delle GaE, diritto sacrosanto sancito dai Padri Costituzionali.
La legge 107 ha determinato profonde spaccature all’interno della classe docente: i colleghi di fase B e C passano come gli eroi della situazione per aver, da un lato,aderito al piano assunzionale straordinario, dall’altro per aver avuto il “coraggio” di rischiare di essere assunti a centinaia di chilometri da casa. In realtà, non hanno rischiato un bel niente, anzi fin da subito, terrorizzati, hanno iniziato a spingere affinchè la legge venisse “ritoccata”, con specifico riferimento al comma 108, chiedendone una duplice modifica:
1) deroga al vincolo triennale delle assegnazioniprovvisorie (inizialmente, limitata agli assunti ante a.s. 2014/2015 limitatamente all’a.s. 2015/2016);
2) possibilità di richiedere le stesse assegnazioni provvisorie non solo su tutto l’organico dell’autonomia, ma anche sull’organico di fatto.
E praticamente hanno ottenuto tutto ciò, sprezzanti dei loro colleghi precari, anzi magari accompagnati dal sadico piacere di vederli schiacciati sotto il carro armato della prepotenza e delle promesse politiche fatte per spronarli ad inoltrare domanda.
Non ci si venga a dire che le assegnazioni provvisorie sono state sempre derogate, perchè pur essendo vera questa affermazione è innegabile che quest’anno la questione era diversa: ci è stata presentata una proposta che poi è stata modificata in uno dei suoi punti cardine (viene meno “il principio di legittimo affidamento alle leggi dello Stato”).
L’emendamento Puglisi (PD) al ddl 2299 è fortemente discriminante per le GaE: sarebbe stato più giusto chiedere che solo il 50% dell’organico di fatto venisse utilizzato per le assegnazioni provvisorie, lasciando il restante 50% agli incarichi fino al termine delle attività didattiche (incarichi al 30 giugno).
Basta far passare ai media e ai politici “distratti” il messaggio della deportazione dei fase B e C perchè il Ministero dell’Istruzione ha lasciato che esercitassero la loro libera scelta, essendo il piano assunzionale facoltativo e su base volontaria: chi non vi ha aderito ha messo in conto i rischi, così come chi vi ha aderito ha anteposto il ruolo alla possibilità concreta e prevista di potersi trasferire anche a centinaia di chilometri di distanza dalla provincia di residenza.
Era tutto scritto. E chiaro.
Da agosto ad oggi, nessuno sindacato e soprattutto nessun gruppo politico si è schierato a favore dei precari storici delle GaE, ovvero di 45.000 professionisti che, con competenza comprovata, hanno tenuto in piedi la scuola italiana per un ventennio. Nessuno. Anzi. A turno, tutti a sostenere:
1) i docenti di fase B che, consapevolmente, hanno deciso di essere “deportati” o “esiliati” perchè poi “tanto il modo per tornare lo troviamo”, “tanto in Italia si sa come vanno le leggi”;
2) i docenti di fase C (molti dei quali con un punteggio irrisorio e/o nemmeno un giorno di servizio) che, fortunosamente, hanno trovato un posto di lavoro, per giuntasotto casa, ed ora non vogliamo rinunciare alla comodità, anche e soprattutto a costo di sbattere per strada colleghi plurititolati;
3) i docenti di II fascia, perchè “sono abilitati e ingiustamente fuori dalle Gae”, tanto cosa importa se non hanno superato alcuna procedura concorsuale;
4) i concorsisti perchè i precari delle GaE hanno aspettato 10-20 anni e possono aspettare ancora; senza entrare nel merito delle commissioni quasi improvvisate e delle griglie di valutazione inizialmente mancanti;
5) i diplomati magistrali che vanno inseriti a pettine e non in coda perchè “un diploma ha lo stesso peso di un corso abilitante e di anni di formazione”.
E i precari delle GaE? Possono marcire dove si trovano, hanno osato disobbedire, vanno puniti, sbeffeggiati, terrorizzati.
Poco importa se non hanno più l’organico di fatto per poter lavorare, a loro spetta “solo il ruolo”, perchè quello è garantito, da qui a 50 anni saranno assunti.
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