Pesanti accuse sono state contestate al Consigliere di Stato Francesco Bellomo, direttore della scuola per aspiranti magistrati “Diritto e Scienza”, e al pubblico ministero di Rovigo, Davide Nalin, suo stretto collaboratore.
Inoltre, scrive Il Fatto Quotidiano, una procedura cautelare al Csm potrebbe costare loro la sospensione delle funzioni e dello stipendio.
Le accuse provengono dal padre di un’allieva, la quale avrebbe intrattenuto una relazione con Bellomo, e che l’interessato respinge.
Nel dettaglio, sembra che i due avrebbero obbligato le allieve a presentarsi ai corsi con minigonna e tacchi a spillo, e avrebbero preteso che non fossero sposate, sottoponendo test di valutazione dei partner in caso di fidanzamento per decidere se assegnare loro una borsa di studio di “fascia A” o “fascia B”.
Non solo. Ci sarebbe stato poi anche il vincolo di riservatezza assoluto e altre limitazioni.
“Si parte da una lagnanza firmata dal padre di una ex allieva del giudice Bellomo. Una lagnanza, uno sfogo di un genitore, che non ha mai ritenuto opportuno firmare una denuncia penale, ma che punta l’indice contro l’attività di docente del magistrato”.
In ogni caso, a seguito delle indagini, il Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa ha approvato la destituzione di Bellomo perché il contratto per i borsisti “non rispetta la libertà e la dignità della persona”.
“Risulta che era il consigliere Bellomo a sottoporre a colloquio gli aspiranti a tale borsa di studio e a selezionarli – si legge – L’ accesso alle borse di studio comportava per i borsisti la sottoscrizione di un vero e proprio contratto. Il contratto prevede numerosi impegni nell’interesse della società, tra cui la scrittura di articoli per la rivista Diritto e Scienza, la partecipazione a studi e convegni, la promozione dell’immagine della società”.
“Non posso raccontare i fatti, perché sono tenuto al silenzio, ma non sono come li hanno descritti. Anche se lo fossero però sarebbe solo una vicenda di costume”, spiega tuttavia Bellomo, “datemi la possibilità di contro-esaminare chi mi accusa e usciranno dall’aula piangendo per le menzogne che hanno detto”.
Dice a sua volta il padre della ragazza: “Era obbligata al segreto. Sapeva che lui fa causa e le vince tutte e la clausola era da 100mila euro. Quando non voleva più andare è stata denunciata anche lei. Ma una borsa di studio non dovrebbe essere un premio a cui poter rinunciare? Invece lui l’ha fatta cercare dai carabinieri. Noi non sapevamo nulla. La vedevamo deperire. È alta 1,72 era arrivata a 41 chili. Un giorno, all’arrivo dei carabinieri, è svenuta. L’abbiamo dovuta ricoverare. A quel punto ho cominciato a investigare”.
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