Mentre attendiamo quello che risulta essere uno dei decreti sulla scuola più attesi degli ultimi 50 anni – forse perché non si è mai spenta la pressione mediatica o forse per la cassa di risonanza dell’ampia consultazione che ha coinvolto famiglie, studenti, docenti e dirigenti scolastici – resta viva la speranza di molti eterni ottimisti che la scuola del decreto sia davvero una buona scuola, una scuola libera perché pubblica, senza ideologie e senza pregiudizi.
Per questo l’apertura alle scuole pubbliche paritarie attraverso la detrazione fiscale delle rette appare come un semplice atto di giustizia volto a sanare anni di discriminazione verso la famiglia italiana che, all’atto dell’esercizio di un diritto riconosciutole dallo Stato, si scopriva tradita e costretta a pagare due volte.
Forse la famiglia italiana non dovrà più pensare di emigrare in uno dei Paesi europei: tranne la Grecia, tutti le garantirebbero la libertà di scelta educativa.
I genitori di un milione e 200mila studenti italiani forse da questo decreto potranno sentirsi figli di uno Stato di diritto che ha saputo garantire finalmente, dopo ben 67 anni, il più naturale dei diritti, riconosciuto dallo stesso Stato ancor prima dell’Europa, la quale tuttavia ha dovuto richiamare l’Italia per oltre 30 anni – dal 1984 ad oggi – alle sue responsabilità.
L’Italia si presenterà in piedi, in Europa e all’Expo?
Forse i nostri allievi, figli di badanti monoreddito o portatori di handicap, potranno scegliere?
Potrà scegliere la buona scuola pubblica, paritaria o statale, il figlio del separato, notoriamente povero?
Avremo finalmente un sistema scolastico nazionale fondato su pluralismo, qualità, concorrenza sotto lo sguardo garante dello Stato e la scelta agita della famiglia?
Potenza evocativa dell’indicativo futuro!
L’appuntamento è uno di quelli che meritano l’oscar perché forse forse l’Italia sta sollevando una palpebra e poi l’altra, stropicciandosi gli occhi e svegliandosi da un letargo ipnotico, per focalizzare un sistema scolastico efficiente che il costo standard per alunno – logica conseguenza di un sistema sano – saprà consolidare, partendo da una libertà garantita almeno in parte con la leva fiscale della detrazione.
En attendant Godot…?
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